La mafia radicata nel quartiere
Chiara la disamina nella prima parte dell’assemblea, dove sono emersi gli aspetti relativi alla vita del quartiere e le modalità attraverso le quali la mafia si è radicata e man mano stratificata nel territorio, con il conseguente impatto sulla vita degli abitanti. Di seguito il confronto sulle pratiche e le politiche sociali ha fatto convergere le idee sul “fare insieme cosa”, attraverso una progettualità condivisa. “Novembre 2019: il quartiere di Centocelle è balzato suo malgrado agli onori delle cronache in seguito agli attentati e alle bombe contro la libreria Pecora Elettrica, la pinseria Cento55 e il Baraka bistrot – spiegano dalla Rete dei Numeri Pari- La risposta della cittadinanza, delle reti sociali ha portato in piazza migliaia di persone per rispondere al clima di paura e intimidazione prodotto dalle organizzazioni criminali. Le condizioni che hanno determinato quel contesto non sono cambiate, nonostante non vi sia più l’attenzione dei media. A Roma ci sono 94 clan e 100 piazze dello spaccio. Un numero spaventoso che fotografa la situazione drammatica della Capitale”.
L’aggravante della disoccupazione e dell’abbandono scolastico
Allarmanti i dati sulla disoccupazione giovanile e l’elevatissimo tasso di abbandono e dispersione scolastica; 150mila anziani vivono con una media di 500 euro al mese, limitando le spese alla mera sopravvivenza. Un altro grave primato è quello delle persone senza fissa dimora: sono 40mila i senzatetto e 15mila famiglie attendono da decenni l’assegnazione di una casa. Un contesto drammatico dove le mafie attecchiscono adattandosi, favorite da un immobilismo delle forze politiche. “L’aumento della povertà economica, culturale, delle relazioni sociali, unito all’insufficiente impegno di tutte le forze politiche sulla priorità di sconfiggere povertà e mafie, come obbliga la Costituzione, ha rafforzato le organizzazioni criminali e indebolito gli anticorpi sociali- continuano dall’associazione – seminando un clima di paura, fomentando la convinzione, sbagliata, che individualismo e competizione, che la legge del più forte sia la via più facile per poter migliorare la propria condizione materiale, favorendo disuguaglianze e corruzione. Invece, la lotta alle mafie è innanzitutto una battaglia per la democrazia, un esercizio di partecipazione collettiva, per ottenere quella concreta giustizia sociale che rende praticabili diritti, garanzie e miglioramenti economici e sociali per le classi lavoratrici e i settori popolari disagiati”.
Una battaglia che parte dal basso
Centocelle questa lotta l’ha iniziata; una battaglia che parte dal basso, unisce la cittadinanza e avvia pratiche di mutualismo, solidarietà e condivisione. Molti progetti sono già in corso, tra cui sportelli sociali e sanitari, cineforum, azioni di contrasto al bullismo e alla ludopatia, corsi di italiano, doposcuola, progettazione sul riutilizzo dei beni confiscati e mobilitazioni in vista del 23 maggio in ricordo della strage di Capaci. Altre proposte sono fiorite in assemblea, in una dimensione collettiva che riparte, per proseguire in maniera permanente sul territorio, per liberare Roma dalle mafie e dalle disuguaglianze.