Il cimitero romano del Verano ha un’area monumentale che ospita tombe e sepolcri di grande valore artistico e storico. Tra esse quella che ospita i resti di Mauro Macchi, poco noto ai più eppure esponente di primo piano del Risorgimento oltre che parlamentare e giornalista. La sua tomba, però, potrebbe nelle prossime settimane essere smantellata. Sulla recinzione che la circonda, infatti, è affisso un cartello su cui si legge tra l’altro “Manufatto in stato di abbandono. A decorrere dalla data del 10/11/2021 con termine di 120 giorni naturali e consecutivi, sarà oggetto di revoca della concessione”. Quindi a marzo i Cimiteri Capitolini probabilmente abrogheranno l’atto di assegnazione del terreno demaniale ad uso sepoltura del patriota milanese, morto a Roma nel 1880.
La notizia nelle scorse ore sta scatenando sui social la protesta di cittadini e associazioni. “Mauro Macchi è stato un esponente tutt’altro che secondario del nostro Risorgimento. Finì più volte nelle prigioni austriache e fu anche costretto a diventare esule. Da sempre attivo per i diritti degli operai e dei maestri, fu anche giornalista di primo piano e parlamentare” scrive su facebook Marco Valerio Solia. Che aggiunge: “Roma sembrerebbe voler far sloggiare i resti di un grande italiano. Fermiamo questo scempio!”. Molti i commenti sdegnati sotto al suo post, anche di giornalisti che si sono messi a disposizione per rendere nota la vicenda. Lo stesso Solia, insieme ad Enrico Luciani (Associazione Amilcare Cipriani e Comitato Gianicolo), ha diffuso un comunicato stampa in cui si afferma tra l’altro che “è indecoroso che una figura storica come quella di Mauro Macchi possa finire dimenticata e abbandonata dalle Istituzioni. Qualora non fosse possibile rintracciare eventuali discendenti o eredi, è giusto che il Comune si faccia carico delle spese per rinnovare la concessione. Un patriota e democratico come Macchi non può subire un oltraggio simile, che – conclude la nota – arrecherebbe disonore alla nostra Città”. Nato a Milano nel 1818, Macchi per la sua attività patriottica fu più volte arrestato dalle autorità austriache e per questo abbandonò la natia Lombardia. Laureato in lettere e giurisprudenza (nell’ateneo di Pavia), fu molto vicino al federalista e democratico Carlo Cattaneo e ricoprì un ruolo da protagonista nel giornalismo democratico ottocentesco, collaborando con alcune delle riviste e delle testate più rinomate dell’epoca.
Eletto deputato (del Regno di Sardegna ed in seguito nel Regno d’Italia), nel marzo 1879 venne nominato senatore. Animato da una forte sensibilità sociale, combatté valorosamente per l’elevazione delle classi subalterne, in particolar modo degli operai, difendendo inoltre l’istruzione popolare e la dignità dei maestri. Morì a Roma il 24 dicembre 1880.