IL DEMOLITORE LA MARRA: “QUANDO DOCUMENTAI MI DISSERO DI FARMI GLI AFFARI MIEI”
Il primo colpo d’occhio rispetto a questo cimitero di immondizie viene documentato da un demolitore di via Palmiro Togliatti, Tonino La Marra, ma nessuno si accorse sul momento che stava filmando con il suo telefonino: “Quando vidi tutto ciò, presi il telefonino e cominciai a riprendere”, ha dichiarato, aggiungendo che: “Quello che è successo qui sotto lo potevamo vedere in pochi, perché solo noi affacciamo su questo tratto di parco. All’epoca chiamai il dipartimento Tutela ambientale di circonvallazione Ostiense ma mi risposero in malo modo. Poi chiesi agli operai al lavoro: qualcuno mi disse che dovevo farmi gli affari miei, qualcun altro che quello era il loro lavoro e sapevano cosa fare”. Questo ha raccontato La Marra dopo che nel febbraio 2010 le ruspe di Alemanno, allora Sindaco, rasero al suolo il campo rom. Dopo lo sgombero iniziarono le operazioni di bonifica per adibire a parco l’area. Dopo gli interventi i rifiuti non furono mai portati via, ma accatastati in una grande gola.
ALESSANDRO MORICONI, EX ASS. AMBIENTE: “FU GESTITO TUTTO A LIVELLO CENTRALE, A NOI NON DISSERO NULLA”
Alla testimonianza di La Marra si aggiunge quella dell’ex Assessore all’Ambiente dell’allora Municipio VII, ora V: “Nei giorni successivi allo sgombero il cancello era rigorosamente chiuso e vigilato dalla Polizia di Roma Capitale e non si poteva accedere. C’erano camion che andavano e venivano. Hanno portato via i primi 40 metri sul lato Casilina, tutto il resto è stato abilmente interrato”. Poi continua: “Non è trapelato niente. A noi del Municipio non venne data alcun tipo di comunicazione, fu gestito tutto a livello centrale dal Comune di Roma”.
ALEMANNO SI DIFENDE, MENTRE LEGAMBIENTE ANNUNCIA ESPOSTO IN PROCURA
Si difende Alemanno che interpellato dall’agenzia Dire ha cercato di respingere le accuse: “Le immagini che vedete non devono far preoccupare, sono notizie false. Quei rifiuti non sono più lì, mi sono informato. Il campo è stato totalmente sgomberato sotto la mia amministrazione, quindi quello che dicono è una cavolata”. Roberto Sacchi, presidente della Legambiente Lazio ha già annunciato che: “Manderemo tutto il materiale testimoniale alla Procura della Repubblica al fine di verificare responsabilità in termini di pianificazione e raccolta non effettuata, sia in termini di abbandono scientifico da parte degli ecomafiosi”.