LEGAMBIENTE: «UNA VERGOGNA!»
«Una Vergogna! Siamo allibiti, così facendo si torna indietro di anni, alla faccia del decoro della città e della salute dei cittadini romani e del Lazio intero». È il durissimo commento di Legambiente sulla scelta di ripristinare i cassonetti dei rifiuti sulle strade di interi quartieri di Roma, anziché puntare seriamente sulla raccolta porta a porta. Un ritorno al passato che è stato annunciato dall’amministratore delegato di Ama, Stefano Zaghis. «Si tratta dell’ennesima vergogna nella gestione dei rifiuti terrificante che ha avuto questa amministrazione – tuona denuncia Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio -, togliere il porta a porta e riportare i cassonetti vuol dire più sporcizia in strada e meno raccolta differenziata, più discariche e incenerimento e meno economia circolare». Il ritorno ai cassonetti stupisce ancora di più se consideriamo che già dai primi anni ’90 l’apposita Commissione di esperti incaricata dall’allora sindaca Walter Veltroni spiegò che questo tipo di raccolta è la peggiore. Un consiglio non seguito, né allora né in seguito. Infatti, le esperienze più virtuose come ad esempio quella del Consorzio Priula a Treviso e provincia come prima cosa raccomandano di togliere i cassonetti per passare nel più breve tempo possibile ai bidoncini domestici, nei quali ogni utente mette i materiali già separati.
E LA BOLLETTA LIEVITA
«A Treviso, in 9 mesi abbiamo fatto tutto. E parliamo di una città con un centro storico importante, con vicoli e canali. Il modello funziona, e se funziona in una realtà come la nostra, può funzionare ovunque, se si ha volontà e capacità. Non si capisce perché in certe realtà continuino coi cassonetti stradali», spiega al giornale Il Caffè il dottor Paolo Contò, direttore generale del Consorzio Priula che si avvale di una società totalmente pubblica in mano ai 49 Comuni consorziati. Treviso oggi ha il record nazionale di differenziata, 86%, con una tariffa tra le più basse d’Italia e un grado di soddisfazione degli utenti oltre il 96% e dai materiali differenziati la collettività ci guadagna, visto che se li rivendono per farli riciclare. Ogni abitante trevigiano l’anno scorso ha pagato 122,8 euro. A Roma invece – ci dicono i dati ufficiali dell’Ispra – il costo pro capite è di 255,22 euro… Legambiente sottolinea che ogni analisi dimostra quanto, all’aumento del porta a porta, cresca anche la percentuale di differenziata. «Nella Capitale – aggiunge l’associazione ambientalista -, oltre a non crescere la percentuale e non essere stato costruito alcun impianto per la gestione della differenziata, ora si continua a tornare indietro di anni, riportando in strada i cassonetti: è una vergogna! Tutto ciò avviene alla faccia del decoro della città e della salute dei romani ma anche dei cittadini del Lazio, che vedono ipotesi di ampliamenti e aperture di nuove discariche o inceneritori, mentre il Campidoglio, con il ritorno dei cassonetti, continua a non far assolutamente niente di buono per ridurre quel milione di tonnellate di immondizia indifferenziata che si produce a Roma ogni anno».
CRITICO IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE REGIONALE RIFIUTI, CACCIATORE
Molto critico anche il presidente della Commissione rifiuti della Regione Lazio, il Consigliere Marco Cacciatore. «Il Programma di Roma 5Stelle prevedeva non solo una differenziata a percentuali stellari entro il 2021 – lamenta su facebook l’esponente grillino alla Pisana -. I rifiuti prodotti a Roma torneranno man mano ai loro livelli precedenti alla Pandemia: il PaP (porta a porta, ndr) fatto come si deve risparmia su smaltimento e trattamento nei grandi impianti, permettendo di togliere conferimenti e risorse a grandi imprese private, per redistribuire risorse in termini di maggior tutela ai lavoratori, che si traduce sempre in maggiore efficienza». Il Consigliere regionale domanda: «Esiste una valutazione tecnico-economica che, considerando costi di raccolta e costi di smaltimento o recupero, mostri la sostenibilità della scelta di tornare al sistema stradale recedendo dal PaP per le utenze non domestiche (Und)? Oppure si vuole solo nascondere il fatto che la scadenza del contratto con i subappaltatori ha colto AMA e Roma capitale impreparati? In tal caso mi aspetto sanzioni alle ditte interessate, sempre che tuttavia le stesse non dimostrino di aver subito danni dopo le crisi di Bilancio dello scorso anno. Si deve purtroppo prendere atto che alcuni degli Amministratori e tecnici frettolosamente rimossi (Montanari e Bagnacani), avevano tracciato una strada che aveva un obiettivo strategico chiaro: incremento della differenziata, impiantistica a gestione pubblica (sulla quale si doveva discutere) e raggiungimento degli standard nazionali ed europei», ricorda Cacciatore.
«E ADESSO SI VALUTINO RISULTATI E RESPONSABILI»
«Sarebbe il caso ora di sottoporre a valutazione oggettiva, e in termini di risultati raggiunti, gli uffici tecnici ad oggi responsabili e competenti in materia: Direzione Generale del Comune, che è responsabile del controllo sulle Partecipate, Direzione Rifiuti e Ama stessa, così come altre Partecipate di Roma (secondo me troppo attive in tema di rifiuti, o meglio termovalorizzatori – leggasi inceneritori)». E poi l’affondo sulla gestione della municipalizzata dei rifiuti capitolina: «Non è la prima volta che l’AD di Ama, che pure di comunicazione è esperto, commette certi passi falsi e fughe in avanti: come accaduto quando si è scoperto che il nuovo Piano Ama prevede un inceneritore a Roma. E AMA non è l’unica Partecipata a mettere il M5S in contraddizione rispetto ai propri programmi di ogni livello, visto che mi risulta Acea abbia presentato (e sicuramente ha dichiarato di voler presentare) il progetto per l’ampliamento del termovalorizzatore a S. Vittore (FR)».