Allora non c’è da avere paura?
“Il futuro non lo vedo nero. Il presente però è complicato. L’errore è stato all’inizio dell’epidemia: inutile fermare negli aeroporti solo quelli con la febbre, dovevano mettere in quarantena qualsiasi persona proveniente dalle zone infettate”.
I buoi sono scappati? Cosa fare ora?
“La misura più importante ora è potenziare le squadre di investigatori medici epidemiologici, che debbono indagare sugli ammalati, ripercorrere i loro contatti e mettere i sospetti in quarantena. I casi sono ancora poche centinaia. Bisogna potenziare al massimo questa misura per circoscrivere i focolai. Adesso bisogna fare il massimo sforzo”.
Altrimenti?
“Quest’anno quasi 6 milioni di italiani hanno preso l’influenza. S’immagina cosa succederebbe se il coronavirus si diffondesse così? Nel Lazio negli ultimi decenni sono stati chiusi ospedali, ridotti i posti letto, falcidiati gli organici. Un’epidemia con questi numeri sarebbe un dramma per la sanità. E lo Spallanzani da solo non reggerebbe. Anche le strutture periferiche devono attrezzarsi e poter avere accesso ai test, ai laboratori dove poterli inviare”.
Magari come per l’influenza, quando arriva la primavera, scompare…
“Speriamo. Ma i coronavirus in alcune specie animali colpiscono in tutte le stagioni, senza distinzione di caldo o freddo. Nell’uomo è un’incognita”.
Ma allora dobbiamo davvero avere paura?
“L’ansia abbassa le difese immunitarie”.
E non possiamo fare niente?
“L’arma più forte per sconfiggere il coronavirus oggi è il nostro comportamento”.
Dobbiamo usare le mascherine?
“La mascherina chirurgica non è un filtro che ci protegge. Meglio lavarsi spesso le mani”.
Tutto qua?
“Il virus della varicella è leggero e può infettarci anche per via aerea a molta distanza. Il coronavirus si trasmette attraverso le goccioline di uno starnuto o un colpo di tosse, ma sono particelle pesanti. A 2 metri di distanza non arrivano. Però cadono sulle superfici che poi noi tocchiamo. E ci portiamo le mani agli occhi o alla bocca. Da lì entra il virus, dalle nostre mani. Dobbiamo lavarci benissimo le mani e spesso. Sempre, prima di mangiare o anche fumare una sigaretta. Lavarci con acqua e sapone o con una soluzione con una base alcolica almeno del 60-70%. E una cosa semplice, che possiamo fare tutti e che ci può salvare”.
Qualche altro consiglio?
“Evitare i luoghi affollati. Per un po’ di giorni, quando possiamo, restiamocene a casa. Ho visto una immagine di gente che si accalcava davanti ad un ospedale per fare il test del coronavirus, siamo alla pazzia: se c’è un positivo, ne può contagiare decine. Restate a casa e usate il telefono per parlare coi dottori”
L’Italia reggerà?
“Spero si prenda coscienza che bisogna migliorare le strutture per le malattie infettive. Come fanno gli ospedali ad isolare i pazienti con stanze di 4 posti letto o con i bagni in comune? Bisogna migliorare i laboratori d’analisi, aumentare i posti di rianimazione, non solo per il coronavirus. Nel 2015 in Italia ci sono stati 10.000 morti per malattie provocate da batteri resistenti agli antibiotici: questa è un’emergenza che non appare sui media”.
Ma all’inizio lei ha detto che il futuro non lo vede nero, perché?
“Ripeto, state a casa più che potete e lavatevi spessissimo le mani. Ci vorrà del tempo, ma il vaccino uscirà, i farmaci si troveranno. Il presente è complicato, ma il futuro non lo vedo nero”. Ci salutiamo con una stretta di mano. E poi mi offre il dispenser della soluzione alcolica e mi ammonisce: “Ci siamo dati la mano. Ora va disinfettata”.