“Abbiamo raggiunto l’accordo su questa percentuale anche dopo aver avuto un incontro al Ministero della Giustizia con il Ministro Bonafede e ne abbiamo tratto la conclusione che, oltre a difendere il querelato, bisogna pensare anche al diritto del querelante di potersi difendere da quelle che sono invece le vere diffamazioni. Una percentuale del 50% come possibile risarcimento danni avrebbe in qualche modo scoraggiato il potenziale diffamato a sporgere denuncia per evitare il rischio di incorrere in una pena pecuniaria molto alta. Abbiamo così abbassato il tetto in modo da bilanciare i diritti del querelante e del querelato”.
Non rimane un rischio aver abbassato la quota che potrebbe invece rappresentare una spesa sostenibile per il grande imprenditore rispetto alle risorse limitate di cui dispone, nella stragrande maggioranza dei casi, un giornalista?
“Credo di no, perché un conto è intentare una causa a costo zero, un altro conto è mettere in bilancio la possibile perdita di una cifra che è comunque rilevante. Sono convinto che le imprese, così attente alle voci di spesa e alla riduzione dei costi, ci penseranno bene prima di imbarcarsi in una querela palesemente infondata”.
Ci sono state difficoltà ulteriori con il cambio di alleato di Governo?
“La difficoltà è stata unicamente nel non avere più un unico interlocutore di maggioranza, che era la Lega, ma dover trovare una sintesi tra noi del M5S, il Pd, Leu e Italia Viva”.
Quale altra novità è stata introdotta nel passaggio alla commissione?
“Secondo me l’altro punto fondamentale è che laddove venga riconosciuta e dichiarata una temerarietà della lite, il giudice non deve più aspettare un atto da parte del querelato, cioè una formale richiesta di risarcimento danno, ma, insieme alla sentenza che rigetta la querela, il giudice stesso deve stabilire il risarcimento del danno secondo equità ma comunque con una cifra non inferiore al 25%. Parliamo di un obbligo e non di una possibilità”.
Che succede ora a livello politico; perché la discussione in aula è slittata (doveva iniziare il 16 gennaio scorso), c’è qualcuno che si sta nuovamente mettendo di traverso?
“Purtroppo sono tempi legati anche alla genesi di questa norma di legge, perché in Commissione Giustizia stiamo discutendo, insieme al provvedimento sulla lite temeraria, anche quello sulla diffamazione a mezzo stampa, di cui sono sempre io il relatore. E questo perché in un primo momento i due testi erano accorpati, poi abbiamo deciso di dividerli con l’impegno a farli viaggiare parallelamente. Sulla diffamazione a mezzo stampa, soprattutto sul capitolo new media, però, abbiamo avuto alcuni problemi che hanno rallentato anche l’iter del testo sulla lite temeraria”.
Quindi mi conferma che la legge ci sarà?
“Sicuramente , anche perché ormai abbiamo trovato l’accordo anche sull’altro testo”. Che tempi prevedete? “Entro fine mese licenzieremo il testo sulla diffamazione a mezzo stampa, fatto questo passaggio andremo immediatamente in aula per discuterli entrambi. E lì sono sicuro che al massimo ai primi di febbraio il testo sarà approvato dall’Aula e poi andrà spedito anche alla Camera perché è vero che ci sono state un po’ di difficoltà ma è anche vero che questa legge è il frutto di un accordo politico di maggioranza che dovrebbe garantire la rapidità del suo percorso”.
E la cauzione proporzionale, ossia la cifra che il querelante deve depositare come cauzione all’atto del deposito della querela stessa?
“La cauzione proporzionale è stata in un primo momento paventata, ma poi si è pensato che sarebbe sicuramente stata cancellata per incostituzionalità, visto che chi ha i soldi per una cauzione può rivolgersi alla giustizia, chi non li ha deve invece rinunciare”.