La richiesta di emissione della misura di prevenzione alla Divisione Polizia Anticrimine è stata presentata dal padre della vittima, preoccupato per lo stato di profondo sconforto in cui era caduto il figlio a causa dei comportamenti vessatori di alcuni suoi compagni.
Il ragazzo soffre di un disturbo dell’attenzione che influisce, anche se in maniera lieve, sul suo quoziente intellettivo e per questo è stato spesso oggetto di scherno e di atti di bullismo da parte dei suoi compagni scuola.
A settembre 2019, la vittima è stata inserita nel gruppo whatsapp, che già nella denominazione riportava un chiaro riferimento alla sua disabilità. Come se ciò non bastasse, in più occasioni, i 4 ragazzi hanno anche pubblicato fotografie che lo ritraevano, inserendo commenti offensivi e denigratori nei suoi riguardi, sordi alle sue richieste di smetterla ed incuranti di quanto le loro parole potessero ferirlo. La giovane vittima, leggendo i commenti offensivi e di scherno, ha avvertito una situazione di disagio e malessere psico-fisico e ha quindi scelto di abbandonare il gruppo trovando la forza di raccontare a scuola e a casa quello che gli era accaduto.
Il padre ha deciso allora di rivolgersi alla Polizia di Stato, mostrando i messaggi denigratori. Gli agenti della Divisione Anticrimine hanno valutato la documentazione e per i quattro “bulli” è scattato l’ammonimento per cyberbullismo, un provvedimento introdotto dal legislatore come strumento di dissuasione e recupero dei ‘bulli’: se le angherie dovessero continuare i quattro giovani verranno denunciati alla Procura dei Minori.
Convocati negli uffici di Polizia è stato loro spiegato la gravità della loro condotta e sono stati invitati a cancellare riproduzioni e commenti dal proprio telefonino e da qualsiasi altra memoria o archivio, relativi al minore, nonché dai social network, e a non pubblicare, con mezzi telematici, nulla che lo riguardi senza il suo espresso consenso.