Dottor Zucca, quanto è grave il problema alberi e “tronchi” a Roma?
“Roma è una delle città più verdi d’Europa e questa sua caratteristica dovrebbe implicitamente comportare una pianificazione del monitoraggio delle alberature e di prevenzione del rischio di crolli. Se tante sono le segnalazioni per piante pericolanti o deboli, a queste spesso non coincide un’azione di messa in sicurezza che si trasforma di fatto in un intervento ex post, di mera constatazione del danno o dell’accaduto. Il problema alberature a Roma c’è, così come in altre città del Lazio e di Italia, ma può essere risolto con un’adeguata gestione del territorio e una verifica dello stato vegetativo che non può essere né sporadica, nè lasciata al caso, ma che va pianificata e programmata”.
Migliaia di segnalazioni, ma solo poche centinaia di abbattimenti? Le ritornano questi numeri?
“Sui numeri non mi sbilancerei per il semplice fatto che a Roma non si è mai realizzato un censimento vero e proprio del patrimonio arboreo pubblico che, non va dimenticato, comprende oltre alle alberate ed ai giardini, anche parchi di notevoli dimensioni. I dati noti parlano di un patrimonio arboreo della Capitale costituito da oltre 300mila unità, con oltre 80mila alberi ad alto fusto. Difficile avere un quadro esatto delle segnalazioni riguardanti alberi a rischio caduta che sarebbe più corretto chiedere al servizio giardini municipale. Sicuramente gli interventi che vengono portati a termine sono in numero inferiore rispetto al necessario. Tutto ciò si verifica perché nel tempo è mancata una razionale strategia di intervento ed assai spesso si è agito in emergenza. Ciò ha comportato l’accumulo di enormi ritardi che si sono poi tradotti in un peggioramento delle condizioni generali degli alberi. Oggi ci troviamo ad avere in città delle alberature in situazioni critiche o addirittura irrecuperabili, proprio per l’assenza nel passato di cure adeguate e di un regolamento del verde atteso per anni. E quando manca questa tipologia di intervento, purtroppo, le condizioni non possono che peggiorare, diventando sempre più evidenti e con il rischio di crolli improvvisi soprattutto in corrispondenza di eventi meteorologici rilevanti, come spesso accade in inverno o durante i forti temporali estivi degli ultimi anni. Se si aggiunge a questa situazione l’esiguità di figure professionali con competenze e conoscenze specifiche impiegate presso il servizio giardini (che, se mi è permesso il paragone, sembra un grande ospedale con tanti portantini ed infermieri ma con soli 4 o 5 chirurghi), allora il quadro complessivo non può che aggravarsi”.
In Italia si è abituati a ragionare sui termini della emergenza e non della prevenzione. Quale la vostra ricetta?
“Programmazione e professionalità sono imprescindibili se si vuole realmente provvedere a migliorare la condizione delle alberature della Capitale e, in generale, del verde urbano. Solo partendo da un’attenta osservazione, cura e azione di prevenzione messa in atto da personale (ripeto) con competenze e conoscenze specifiche, ossia dottori agronomi e dottori forestali si potrà ridurre al minimo il rischio di cadute improvvise di alberi, e restituire ai cittadini la piena fruibilità di un verde pubblico sano, sostenibile e integrato nel tessuto urbano di una città che ha mutato il suo aspetto negli ultimi decenni, tanto in numero di utenti quanto per traffico o esigenze lavorative e ricreative”.
In più occasioni avete collaborato con la sindaca Raggi: quale il vostro contributo e come giudica l’operato dell’amministrazione grillina sulla manutenzione del verde pubblico?
“Abbiamo lavorato e stiamo tutt’ora collaborando con l’attuale giunta a cui va riconosciuta un’attenzione al verde arboreo che in precedenza con tutta sincerità non avevamo mai registrato. Assieme abbiamo lavorato al regolamento del verde urbano che, unica Capitale europea, Roma ancora non aveva. Dopo l’approvazione in giunta e il vaglio dei municipi il regolamento, da quello che sappiamo, è ora alle battute finali e speriamo venga presto approvato in via definitiva. Certo, esigenze di budget e priorità di indirizzo amministrativo spesso hanno coinvolto proprio questo aspetto, distogliendo l’attenzione da certe priorità e ritardandone così l’attuazione. È fondamentale, invece, comprendere come sia indispensabile la pianificazione lavorativa e, ripeto, l’impiego di competenze del settore per poter ottenere risultati soddisfacenti. C’è ancora molto da fare, ma passi importanti in questa direzione si sono fatti e, soprattutto, sembra ormai opinione comune e assimilata che la cura del verde non possa più essere effettuata lavorando in emergenza”.