Gli approfondimenti svolti dai Finanzieri del Gruppo Tutela Spesa Pubblica del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria, hanno consentito di accertare come, nonostante studi comparativi avessero dimostrato la sostanziale equivalenza terapeutica, in termini di efficienza e sicurezza, dei farmaci AVASTIN e LUCENTIS, la mancata inclusione del primo – fino al 2014 – tra i prodotti rimborsabili dal Servizio Sanitario Nazionale ovvero le ingiustificate limitazioni successivamente imposte al suo utilizzo – fino al 2017 – abbia causato rilevanti spese aggiuntive per l’Erario. L’aggravio economico è stato calcolato in base alla differenza di prezzo dei farmaci, tra i 600 e i 730 euro per singola dose, in relazione al numero di trattamenti complessivamente effettuati con il più costoso LUCENTIS.
Le persone destinatarie del provvedimento, cui all’epoca era rimessa la valutazione, sotto il profilo sia tecnico-scientifico che economico-finanziario, sull’inclusione dei medicinali nella lista di quelli rimborsabili dal Servizio Sanitario Nazionale, hanno ora 60 giorni di tempo per fornire le deduzioni difensive ai magistrati della Corte dei Conti.
Con riferimento alla commercializzazione di AVASTIN e LUCENTIS, nel 2014, già l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato aveva irrogato nei confronti delle case farmaceutiche una sanzione amministrativa di oltre 180 milioni di euro per un’intesa restrittiva della concorrenza, per avere concertato una differenziazione artificiosa dei prodotti, presentando il primo come più pericoloso del secondo e condizionando così le scelte di medici e servizi sanitari.
L’attività testimonia il costante impegno profuso dalla Guardia di Finanza nel settore della responsabilità erariale, dove opera quale referente principale della magistratura contabile nei procedimenti tesi al risarcimento dei danni cagionati alla Pubblica Amministrazione.