UNIVERSITÀ: CARO STUDI E INCREMENTO DEL TASSO DI ABBANDONO
L’analisi presentata dagli esponenti UDU mostra come il costo medio degli studi in Italia – nello specifico per uno studente o una studentessa fuorisede – possa arrivare fino a 20.000 euro annui, con delle differenze significative tra nord e sud d’Italia. I dati presentati mostrano come il costo medio annuo affrontato sia di 17.000 euro al centro Italia, 14.000 nel sud Italia, fino ad arrivare a circa 20.000 euro del nord del Paese. In media, dunque, i costi affrontati da uno studente fuorisede ammontano a circa 783 euro mensili.
“Questi costi proibitivi alimentano non solo le disparità, rendendo gli studi universitari un’opportunità sempre più riservata alle classi medio-alte, ma anche l’abbandono degli studi – dichiara, nel corso dell’evento, Roberto Giordano, Vicepresidente di Federconsumatori – Il tasso di abbandono è cresciuto raggiungendo il 14,5% nel 2021 ed è facile prevedere che sia destinato ulteriormente a salire, visto il forte incremento dei costi a carico delle famiglie per mantenere uno studente universitario. Le borse di studio stanziate finora non sono sufficienti a garantire l’accesso allo studio alla popolazione scolastica che ne avrebbe diritto: lo testimoniano i dati relativi agli idonei non beneficiari che nel 2022/23 ancora ammontano a 4.974. Mentre i costi crescono, rimane insufficiente il finanziamento del diritto allo studio, vero grande assente della manovra finanziaria”.
CARO STUDI: GLI STUDENTI IN SEDE E I PENDOLARI
I dati esposti da UDU e Federconsumatori prendono in considerazione anche altre categorie di studenti. L’analisi include anche gli studenti in sede e quelli costretti a spostarsi ogni giorno per poter studiare. Per gli studenti pendolari il costo complessivo annuo si attesta tra gli 11.000 euro nel nord Italia, fino ai 9.000 euro del sud Italia. La media dei costi mensili per questi studenti è di 865 euro. Per quanto riguarda gli studenti in sede, questi spendono ogni anno tra i 10.089 e gli 8.223 euro, per una media mensile di 783 euro.
Le voci di costo considerate includono Tasse, Alloggi, Pasti, Trasporti, Materiale didattico, Attività culturali e sportive, Salute e benessere. “Abbiamo aggiornato – spiega Alessia Polisini, referente UDU del diritto allo studio – il nostro report sui costi dell’università in Italia ed è allarmante vedere come i costi medi abbiano avuto un incremento di circa 5mila euro. Analizzando gli studenti fuorisede, la voce che pesa di più è l’affitto, con una media di 435 euro al mese. Seguono i pasti con 412 euro e i costi legati a salute e benessere con 190 euro. Sullo studente pendolare, invece, rileviamo un costo dell’abbonamento trasporti mensile medio pari a 53 euro al mese”.
UDU, ALESSIA POLISINI: “IN ITALIA SOTTOFINANZIAMENTO DIRITTO ALLO STUDIO”
Tra i problemi alla base caro studi vi sarebbe il sottofinanziamento dell’istruzione universitaria. “Il nostro paese investe solo lo 0,7 % — spiega ancora Alessia Polisini — anche adeguandoci alla media dei paesi Ocse non riusciremmo a garantire a pieno il diritto allo studio, e infatti i risvolti si vedono in quelle che sono le voci di costo che, ogni anno, ogni mese, ogni giorno, gli studenti e le studentesse di tutta Italia devono sostenere affinché possano accedere agli studi universitari o proseguire negli stessi”.
ZINGARETTI: “DIRITTO ALLO STUDIO PROBLEMA CHE RIGUARDA FUTURO DELLA NOSTRA DEMOCRAZIA”
“Milioni di ragazze e ragazzi italiani nei prossimi anni non potranno più studiare – chiosa, nel corso della conferenza l’Onorevole DEM Nicola Zingaretti — perché espulsi dal ciclo formativo, in parte addirittura dalle scuole superiori, sicuramente dal ciclo universitario”.
Alla base del problema del caro studi in Italia Zingaretti evidenzia due ragioni cruciali. “Il primo motivo — spiega — è che si è interrotto il flusso di finanziamento per le politiche del diritto allo studio, perché con tassi di inflazione come quelli che conosciamo già la riproposizione degli stessi budget è uguale a un taglio rispetto a una situazione che è quella che abbiamo ascoltato. Il secondo è che è cambiato totalmente il riferimento sociale del mondo del lavoro, il cosiddetto nucleo familiare, monoreddito o bi-reddito, ma dove il monoreddito è di lavoratore adulto a tempo indeterminato. Ma questo modello non esiste più, non c’è neanche il monoreddito, c’è il lavoro precario, saltuario, occasionale, e infatti non si fanno più figli. Ma sicuramente non è la famiglia, senza politiche di diritto allo studio, a poter garantire il mantenimento del ciclo formativo. Questo non è un problema delle studentesse e degli studenti, loro lo pongono alla democrazia italiana, perché questo è un problema che riguarda il futuro della nostra democrazia”.
CARO STUDI: IL 17 NOVEMBRE IN PIAZZA PER NUOVA PROTESTA
Dopo le innumerevoli proteste portate avanti dagli studenti nei mesi scorsi, il 17 novembre è prevista una nuova mobilitazione avente come oggetto il problema del caro studi. “Da maggio dormiamo in tenda nelle università di tutta Italia — spiega, nel corso del dibattito, Camilla Piredda, coordinatrice nazionale UDU — abbiamo ricevuto come risposta una legge di bilancio inutile. Abbiamo anche proposto la legge ‘Chiedimi come sto’ per intervenire sul tema della salute mentale, per il quale stimiamo un costo pari a 1776€ per un percorso semestrale di trattamento psicologico o psicoterapeutico. Non possiamo permetterci dei costi medi che superano i 17mila euro all’anno per ciò che dovrebbe essere un diritto. Il 17 novembre saremo nelle piazze di tutta Italia per chiedere un modello di istruzione diverso, per rimettere al centro i giovani di questo Paese”.