POTABILIZZATORE PRONTO DA PIÙ DI 3 ANNI MA SPENTO

Difatti l’Acea ha costruito a fine 2018 a Roma-nord- località Grottarossa- il primo ‘potabilizzatore’ del Tevere, ossia un grande impianto industriale che dovrà succhiare dal fiume 500 litri di acqua al secondo, provare a depurarla, infine distribuirla nell’acquedotto civile di Roma e provincia. Quell’acqua quindi verrà distribuita anche in tutti i comuni dei Castelli Romani più Ardea e Pomezia. Questo impianto industriale è stato proposto da Acea al comune di Roma il 13 dicembre 2017 e approvato, almeno in via preliminare, dopo appena sette giorni, il 20 dicembre successivo dalla Conferenza dei Sindaci e dei Presidenti delle Province, ovvero dai 112 Comuni serviti da Acea Ato 2, senza che nessuno battesse ciglio. È stato poi autorizzato in via definitiva da una apposita Conferenza dei Servizi, il tavolo inter istituzionale presieduto dal comune di Roma e dalla Regione Lazio nella primavera 2018. Costruito tra maggio e novembre 2018, ma ancora mai entrato in funzione. È stato inaugurato alla presenza solo delle autorità, tra le quali la sindaca Virginia Raggi e l’Amministratore di Acea Stefano Donnarumma, e di un ristretto manipolo di tecnici e burocrati il 12 dicembre 2018, ma senza la presenza della stampa e dei cittadini. L’acqua del Tevere è stata analizzata dal gruppo di esperti universitari il 14 maggio 2018, così si legge nello nello studio. Il potabilizzatore Acea è stato inaugurato il 12 dicembre 2018, ma al momento non è mai stato acceso, nonostante sia pronto all’uso.
Rilevati nel Tevere: anti-iperglicemici, analgesici, antibiotici, antidepressivi, antistaminici, betabloccanti
ROMA COME CITTÀ DEL CAPO
Ma non è tutto. Roma difatti rischia di diventare come Città del Capo: il piano di Acea per garantire acqua potabile alla città eterna non sembra molto diverso da quello varato nella capitale del Sud Africa, che si disseta grazie a fonti idriche di origine ‘discutibile’. Saranno difatti due i ‘potabilizzatori’ con cui Acea tenterà di depurare il Tevere e portare 3000 litri di acqua al secondo da uno dei fiumi più inquinati d’Italia nei rubinetti dei romani, oltre che dei cittadini residenti nell’intera provincia di Roma, ossia nel bacino Acea-Ato 2, l’Ambito Territoriale Ottimale più grande d’Italia. Al primo impianto da 500 litri al secondo, se ne aggiungerà un altro da 2500 litri al secondo, che dovrebbe sorgere in zona Saxa Rubra, dietro alla storica sede Rai. Il via libera è stato concesso il 27 novembre 2020 dalla Conferenza dei Sindaci di Bacino guidati dal Campidoglio, in quel momento ancora guidato dalla ex sindaca Virginia Raggi. Eppure secondo l’Istat nella città metropolitana di Roma le perdite idriche, ossia le dispersioni, si attestano al 45,1% (Fonte: “Le statistiche dell’Istat sull’acqua” – pubblicato il 22/03/2021); secondo la stessa ACEA nel 2019 “le perdite globali scendono nell’anno a circa il 44%”. Quindi sprechiamo quasi la metà della buona e fresca acqua di fonte e la vogliamo sostituire con quella del Tevere. Ma non sarebbe meglio riparare le perdite?