Professore, recentemente l’ex Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha annunciato la sua partecipazione alle primarie del centrosinistra. Un nome forte per il quale il segretario PD Enrico Letta ha espresso tutto il suo appoggio. Quali sono le differenze tra lei e Gualtieri? “ Gualtieri ha una esperienza europea e ha fatto bene il Ministro dell’Economia. È una persona di alto profilo, la differenza tra noi è che io ho una esperienza amministrativa prima come Assessore all’Urbanistica del Comune di Roma e poi come presidente del III Municipio. Ho visto le questioni di Roma dall’alto e dal basso, sono un docente di urbanistica, ho studiato Roma e quindi penso di conoscere meglio le problematiche della Capitale ma anche della macchina amministrativa. Infine non sono iscritto a nessun partito, rappresento un’opportunità per tutti quelli che pensano di poter dare il loro voto sulla base dell’esperienza che le persone hanno maturato”.
Possiamo dire che lei esprime una critica, se pur indiretta, alla scelta di un candidato di spessore mediatico, piuttosto di uno meno noto ma che arrechi in sé dell’esperienza sul campo? “Si, si arriva a presentare queste candidature senza che si sia costruito un percorso politico all’interno della città che valorizzi la classe dirigente che a Roma negli ultimi dieci anni ha lavorato e si è sporcata le mani”.
Presidente, in questi giorni è montata la polemica sulla mancanza di un candidato donna alle primarie. C’è chi dice che ci sia stato un certo pressing su Monica Cirinnà da parte del PD al fine di farle fare un passo indietro. Considerato ciò e, appunto, la mancanza di un vero percorso politico pregresso, secondo lei le primarie hanno ancora senso? “Le primarie servono proprio a questo, proprio perché non si è costruito un processo politico fino ad adesso. Se noi vogliamo fare una narrazione diversa di questa città, ridurre il gap tra politica ed esigenze dei cittadini, se vogliamo affrontare nel merito i problemi da risolvere le primarie servono. Il fatto che non ci siano candidate donne è gravissimo, l’ho detto nelle prime ore ed è una delle conseguenze di questo processo politico zoppo”.
Che cosa porterebbe della sua esperienza a piazza Sempione a livello comunale? “Nel municipio abbiamo lavorato con lo stesso approccio che avevo quando ero Assessore all’Urbanistica. Con una visione complessiva delle cose, non con l’elenco di queste. Nel III abbiamo lavorato sulla qualità della vita. Bisogna avere una visione di ciò che tu vuoi che sia la città. Come diceva Petroselli: “Questa città la governi se la ami”
La sua più grande critica alla Raggi, invece? “La Raggi può elencare delle cose fatte, ma ha sbagliato postura quando disse che voleva essere giudicata per la manutenzione ordinaria e che non si sarebbe occupata di altro. Roma non si può governare solo con la manutenzione ordinaria. È un po’ come la differenza che passa tra un amministratore di condominio e chi pensa che c’è una società da costruire”.
Mesi fa, in una intervista proprio con noi de ‘Il Caffè’ accennava alle sue idee per risolvere il nodo rifiuti. Ovvero mettere insieme Ama, Acea ed Eni col coordinamento dei servizi rari. “È l’unica soluzione, perché dietro il cassonetto pieno non c’è, come dice Raggi, lo zozzone. I rifiuti sono una risorsa, c’è una filiera industriale da costruire e in base a questo bisogna fare impianti e realizzare un certo tipo di raccolta. Per fare ciò c’è bisogno di un soggetto che metta insieme Ama, che ha la capacità di raccogliere, Acea che ha gli impianti e per esempio Eni che può fornire innovazione, perché dai rifiuti si può fare il biofuel”.
Professore, come pensa si possa riorganizzare la rete di trasporto pubblico romana? “In tre modi. Primo; rifare la programmazione complessiva del sistema di trasporto su ferro, col criterio ‘fare meglio con ciò che abbiamo’. Secondo; il sistema di superficie dei tram può essere realizzato in modo da agevolare il trasporto tra la parte della città densa e il centro storico. Terzo; dobbiamo cucire ciò che sta fuori dal Gra, con ciò che sta dentro. Lì bisogna realizzare un sistema di mobilità alternativa che consenta di uscire di casa e fare quei due, tre km che portano al primo nodo su ferro per poter entrare nel sistema di trasporto pubblico di Roma”.