LA PETIZIONE
Il tema della lettera è la Biblioteca di Archeologia e Storia dell’Arte di Palazzo Venezia, che era stata chiusa al pubblico oltre un anno fa (cioè dal primo lockdown) oltretutto – sottolineano i promotori dell’iniziativa – senza che la prolungata chiusura sia mai stata spiegata e nonostante le disposizioni in essere relativamente alle biblioteche statali. Nel documento, in cui si chiede di stabilire con la massima urgenza la riapertura della struttura (fondata nel 1875 e dal 2015 parte del Polo Museale del Lazio), si fa presente che la stessa, oltre ad essere “uno strumento indispensabile per tanti studenti, studiosi e lavoratori dei beni culturali”, rappresenta anche un unicum nel nostro Paese, perché è appunto l’unica ad essere specializzata in arte e archeologia. Ed è fondamentale per coloro che hanno in essa lo “strumento primario della loro formazione: per esempio i dottorandi, sottoposti a ritmi e scadenze da osservare obbligatoriamente pena la perdita dell’obiettivo. La chiusura della Biblioteca di Palazzo Venezia dunque – continua la Consulta – è un danno grave per le giovani leve ma anche per tutti gli studiosi e per coloro che curano il patrimonio artistico” italiano.
L’IMPASSE SULLA NUOVA SEDE
L’appello prosegue poi facendo riferimento a quanto indicato nel sito del Ministero guidato da Franceschini, in particolare circa il progetto di restauro e trasferimento della Biblioteca in questione in una nuova sede. Un progetto che, legato alla valorizzazione e al rilancio della stessa, ha una dotazione finanziaria di 10 milioni di euro ed è destinato allo “spostamento nella prestigiosa sede di Palazzo San Felice, che permetterà – così sul sito del MIBACT – di ampliare gli spazi e i volumi disponibili, creando una struttura moderna e adeguata agli standard delle più importanti biblioteche di settore del Paese”. Peccato che il riferimento normativo di tale pur interessante e lodevole programma sia un decreto ministeriale del dicembre 2016. E che ancora non ci sia in merito una chiara e definita progettazione. “Non vogliamo credere che il Ministero voglia utilizzare il trasferimento, i cui tempi sono molto aleatori, come alibi per una chiusura sine die” si legge nel testo della petizione. Che prosegue sottolineando come “un piccolo sforzo organizzativo si tradurrebbe in un segnale di concreto ottimismo di cui tutto il Paese ha bisogno. Sarebbe un modo semplice per ribadire la centralità e il ruolo civile dei Beni Culturali e della memoria storica. E anche una prova d’orgoglio”. Quindi la conclusione, in cui i rappresentanti della Consulta Universitaria Nazionale per la Storia dell’Arte (e i tanti che hanno sottoscritto la loro lettera) si dicono certi che il Ministro Franceschini presterà attenzione “ad una questione che tocca trasversalmente tutte le categorie che lavorano al Ministero” per i beni e le attività culturali “e più in generale tutto il mondo dell’arte e dell’archeologia in Italia”. A quanto sembra l’appello, che molto probabilmente è andato ad inserirsi (ed è molto importante che l’abbia fatto) in una programmazione già stabilita che sta progressivamente seguendo il suo corso, ha avuto il suo effetto. Perché la biblioteca è stata riaperta il 13 Aprile scorso La speranza è che non chiuda più.