Il grosso problema in realtà è la scarsità delle dosi a disposizione, che rallenta il percorso verso l’immunità di gregge, oggi considerato unico punto d’arrivo di quando potremmo riprendere le nostre abitudini di vita pre-pandemia. Più che su un aumento di dosi dai 3 vaccini attuali, si punta all’introduzione di nuovi prodotti.
Siamo ormai diventati esperti anche sulle 2 differenti tecnologie che vengono utilizzate: una basata sul “vettore virale (AstraZeneca e Johnson & Johnson), l’altra basata su “mRna messaggero” (Pfizer e Moderna).
La prima cosa che salta all’occhio è che sono i vaccini del primo tipo ad essere messi in discussione riguardo gli effetti collaterali.
REITHERA CAMBIA STRATEGIA?
E proprio per questo si sono diffuse voci che per il vaccino italiano ReiThera, basato sul sistema a vettore virale si starebbe pensando anche a una versione con l’mRna; ma la fine della fase sperimentale si allungherebbe così di molti mesi. Altra soluzione è produrre a Castel Romano il vaccino Curevac (di cui parliamo dopo), soluzione per la quale sembra si sia mosso Mario Draghi in persona.
SPUTNIK, CI FIDIAMO?
Per quanto riguarda il vaccino russo a favore c’è la disponibilità a produrlo anche all’estero data dai titolari del siero; contro invece c’è la diffidenza europea sui veri dati di eventuali effetti collaterali: insomma come possiamo fidarci di quello che ci dicono i russi?
CUREVAC, LA GRANDE SPERANZA EUROPEA
Il nome di cui si parla sempre più in realtà è quello di questa azienda biofarmaceutica, che opera da 20 anni nel campo della tecnologia dell’RNA messaggero (mRNA), con sede a Tubinga in Germania e altri centri a Francoforte e Boston (Usa). Il colosso Bayer l’ha preso sotto la propria ala, firmando un accordo per il vaccino che sembra ormai in dirittura d’arrivo. È un vaccino tutto europeo, che risolverebbe la dipendenza dai prodotti anglo-americani. Si parla di un’approvazione entro maggio.
I risultati sulla sua efficacia non sono ancora stati ufficializzati, sulla sua sicurezza possiamo solo riportare le voci che parlano di ampi studi condotti. È certo che l’Unione europea ne ha già opzionato 450 milioni di dosi. In Italia sono previste 7,3 milioni di dosi entro giugno, poi altrettante entro settembre, per arrivare a 30 milioni di dosi entro i primi mesi del 2022.
L’azienda Curevac informa che il proprio vaccino è a doppia dose, non utilizza mRna modificato chimicamente, pertanto è possibile impiegare un dosaggio inferiore rispetto a quelli attualmente usati e che si conserva a circa 5 gradi per almeno tre mesi, quindi molto facilmente.
GLI ALTRI VACCINI
In realtà nel mondo gli studi che stanno cercando di arrivare alla produzione di vaccini antiCovid19 sono diverse decine. C’è l’americana Novavax, che sembra molto vicina all’immissione sul mercato e ci sono altri studi in diverse parti del globo che stanno sperimentando anche metodi alternativi per la vaccinazione. Ci sono studi su vaccini vivi attenuati, vaccini inattivi, proteine ricombinanti, vaccini vettoriali, cellule ricombinanti, vaccini Dna e Rna, vaccinazioni passive (trasferimento di anticorpi) e altri vari metodi.