LUOGO SIMBOLO DELLA VITA SOCIALE E CULTURALE DEL QUARTIERE NEGLI ANNI 70
Negli anni 70 la Sala era il fulcro della vita sociale e culturale del quartiere, dove trovava spazio non solo il cinema. Sul palco si susseguivano numerosi concerti di cover band, nonché noti cantautori come Antonello Venditti che nel ’78, alla vigilia del tour “Nata sotto il segno dei pesci”, cavalcò proprio l’Harlem. Nel febbraio del 1981 i proprietari però decisero di chiudere definitivamente la sala, privando il quartiere di un importante punto di riferimento. “Era un bellissimo edificio, erano stati stanziati molti fondi per la sua costruzione e per l’arredamento” si legge sul Blog di Vigna Clara. L’ammasso di detriti, dove il videoproiettore anni ’60 rimasto in piedi sembra impuntarsi, ha sotterrato anche sogni e aspettative di più generazioni che hanno vissuto gli anni d’oro della Sala e sperato successivamente nella riapertura. “Era un pezzo di storia del Labaro- racconta Roberto Bussi, residente del quartiere- abbiamo combattuto per farlo riaprire, per farci qualcosa di buono soprattutto per i giovani, ma non c’è stato niente da fare. Alla fine lo hanno venduto – aggiunge – ora ci faranno delle palazzine, come al solito”.
LE MOBILITAZIONI DEI RESIDENTI
Negli anni, e a più riprese, i residenti si sono mobilitati per chiedere la riapertura del Cinema al fine di renderlo di nuovo fruibile, con l’obiettivo di restituire al territorio un rinnovato spazio sociale e culturale. “Qualche anno fa mi ero informato per rilevarlo e dargli nuova vita facendone un punto di riferimento culturale in una zona che di culturale ha poco e niente –scriveva Gabriele Olivi in una nota, prima della demolizione – Nessuno ha mosso un dito. Oggi ho scoperto che verrà demolito per dare spazio all’ignoranza”. La struttura, deteriorata dall’abbandono e dell’assenza di manutenzione, sembrava tuttavia non presentare danni strutturali tali da impedirne la ristrutturazione. Ma le richieste dei residenti sono rimaste inascoltate. Come altre realtà, cancellate dalla costellazione culturale della Capitale, il futuro dell’ex cinema Harlem sembra già scritto. “Indovinate cosa ne faranno? – riprende Gabriele Oliva – edifici commerciali o residenziali. In una zona periferica dove ce ne sono a bizzeffe”. I “granai pubblici” per la cultura, rilanciati ciclicamente nei proclami delle amministrazioni di turno, vengono spesso chiusi o spariscono, in molte zone della Capitale. Insieme alle mura di cinema e teatri si sono sbriciolati patrimoni culturali e demo-antropologici di intere comunità di quartiere. Scene che si ripetono, specie in periferia. Ma non si tratta di un film”.