Consigliere, è da poco un esponente di Europa Verde. Come procede il rapporto col suo partito?
“Bene direi, ho trovato un ambiente accogliente e compagni con cui già in passato abbiamo condiviso battaglie comuni. Però ci tengo a sottolineare una cosa: Europa Verde è un percorso, un processo aperto che si concluderà con la nascita ufficiale di questo soggetto politico. Ho aderito a questo percorso perché penso che ci sia bisogno, anche in Italia, di una nuova forza ecologista, moderna, capace di parlare a tutti, e allo stesso tempo di esprimere radicalità e coerenza. Non un nuovo partitino, non l’ennesimo granello del pulviscolo a sinistra del PD o fuoriuscito dal M5S ma un soggetto plurale: capace di attrarre esperienze ecologiste per farle convergere verso i contenitori politici rappresentanti della giustizia sociale”.
Il suo ingresso in EV è un avvicinamento all’universo del centrosinistra regionale? Significa che ora fa parte della maggioranza o continuerà a ragionare sui singoli temi?
“Il mio modo di fare politica è noto. Non cerco posti né cariche e sono contrario ai giochini della vecchia politica. Se posso permettermi, vorrei dire che in questa situazione, sanitaria, economica e ambientale, non possiamo permettercelo. Porto avanti le battaglie che ritengo giuste, a favore dei cittadini e dei territori meno ascoltati. È importante portare a termine risultati, come già nel mio piccolo sono riuscito a fare: penso al Parco dell’Appia Antica, solo per citare un esempio”.
Lei ed Europa Verde come vi ponete in merito alle prossime elezioni comunali di Roma?
“Per dirlo con una battuta: c’è grande confusione sotto il cielo ma la situazione è tutt’altro che eccellente. Stiamo assistendo a molto personalismo e a poca politica. Tanti balletti sui nomi e poche idee. Da parte delle principali forze politiche non c’è un bilancio serio né sulla situazione di Roma, né sull’operato della giunta Raggi. Soprattutto fatico a vedere un progetto alternativo che faccia di Roma una città all’avanguardia dal punto di vista sociale e ambientale. Cosa di cui invece ci sarebbe bisogno. Come Europa Verde abbiamo lanciato la campagna “Un Sindaco Verde per Roma”: spero che si possano aggregare delle forze, politiche e sociali, che portino avanti una proposta di giustizia sociale e ambientale”.
Questione stadio della Roma: può farci il punto della situazione?
“Adesso la Raggi ha fretta di chiudere la partita per presentarsi alle urne col progetto in tasca. Ma, al di là dei rimpalli stucchevoli ai quali tocca assistere da mesi, e sempre per ragioni elettorali, il problema è quello della fattibilità dell’opera. L’operazione “Stadio della Roma” a Tor di Valle è nettamente insostenibile a ogni livello: ambientale, economico, di viabilità e soprattutto vivibilità dei territori. Non posso che ribadire la mia contrarietà a quest’opera. Non per “ideologia” ma nel merito: nella Convenzione si ammette che la realizzazione di alcune fondamentali infrastrutture non potrà essere così veloce come prefigurato inizialmente. Si lascia anche intendere che pur di far entrare in funzione lo stadio, laddove le opere dovessero essere incomplete, si farebbero “adattamenti” sul lato mobilità. Tutto pur di realizzare lo stadio e presto, secondo me come al solito a vantaggio di chi investe e non certo della Città, che piuttosto ne verrà investita. Intanto sembrava che la variante dovesse arrivare in Assemblea Capitolina dopo l’estate e così non è stato: evidentemente i problemi di sostanza incidono sulle procedure”.
Cosa ne pensa della prossima apertura del centro Maximo della famiglia Parnasi in zona Laurentina?
“Nell’ultima audizione che abbiamo fatto in Commissione regionale, le preoccupazioni del territorio sono emerse chiaramente. Si assiste ad uno schema, purtroppo già visto altrove e con frequenza: mentre l’insediamento privato si trova in stato molto avanzato, lo stesso non si può dire per le opere pubbliche. Ora, il controllo sulla realizzazione delle strutture di servizio per i cittadini del quartiere – ovvero quelle che oggi mancano – compete al Comune. Ma anche la Regione ha competenza e spero faccia la sua parte. Per quanto il Comune si stia frapponendo all’apertura del centro commerciale, sarebbe stato necessario negli anni dare priorità assoluta alle opere pubbliche rispetto a quelle di natura privata: in questo come in tutti gli altri casi di pianificazione attuativa di tipo urbanistico”.
Capitolo rifiuti, Ama in difficoltà e Roma nel degrado. È d’accordo con questo assioma?
“Che Ama sia in difficoltà non c’è dubbio: le cronache di questi anni ci raccontano di una situazione pessima. Qui pesano senza dubbio le responsabilità dell’amministrazione capitolina. E non mi riferisco solo a quella attuale, ma anche quelle passate, che hanno combinato i disastri che conosciamo. Però vorrei essere chiaro su un punto: non vorrei che qualcuno pensasse di lucrare su queste difficoltà. Ad esempio, c’è chi sostiene che Acea non veda l’ora di subentrare almeno in parte ad Ama, a cominciare dagli impianti per continuare a investire sulla termovalorizzazione, peraltro in contrasto con le linee di indirizzo del nuovo Piano Rifiuti Regionale. Sarebbe una sconfitta per Roma e il Lazio, perché impedirebbe il passaggio verso sistemi di gestione del ciclo dei rifiuti più moderni ed europei, che puntino sulla raccolta differenziata. Quindi, per la tutela dei cittadini, del servizio, dell’ambiente e anche dei lavoratori, Ama deve restare pubblica”.