Perché ha deciso di scendere in campo per il Campidoglio?
Vedo la mia città da troppo tempo in una situazione di prostrazione e grande rassegnazione ed una capitale come Roma non lo merita. Noi abbiamo avviato un percorso di presenza politica nella città che parte dalla concretezza della conoscenza delle persone e che ha idealità per immaginare e realizzare una nuova visione e mission per Roma.
Roma è una città con grandi complessità, al punto che tanti politici la reputano una città ingovernabile e scelgono di non candidarsi per il Campidoglio. Che ne pensa?
E’ una città difficile da governare, perché sono 15 città dentro una città, perché ancora non sono stati dati i giusti poteri ai municipi, non si è realizzato pienamente il passaggio alla città metropolitana e lo stato ancora non riconosce a Roma i poteri straordinari che si devono ad una capitale come accade in altri paesi. E poi è una città enorme nelle dimensioni, ma penso che tutto questo non debba essere una scusa per giustificare l’ingovernabilità; noi tutti conosciamo questi aspetti, laddove ci candidiamo a governarla possiamo immaginare di riformare gli aspetti negativi, non di usarli come scuse perché non si riesce a realizzare quello che si è promesso.
Al momento la sola candidato da battere è Virginia Raggi. Come giudica il suo operato?
Ritengo che sia stato fortemente carente e tragicamente al di sotto delle aspettative. Raggi aveva vinto le elezioni con una larghissima maggioranza al ballottaggio, promettendo tante novità, ma non è stato così da nessun punto di vista. E questo è un grave limite, anche in termini di partecipazione politica dei cittadini, perché i 5Stelle avevano suscitato grandi speranze di cambiamento, la cui frustrazione è anche una grave responsabilità rispetto alla speranza data ai cittadini.
Lei si presenterà con Demos, con chi farebbe alleanze, se sceglierà di farle?
Presenteremo liste di Demos in tutti i municipi e per il Comune, ma non pensiamo di andare da soli, sarebbe sciocco e velleitario, crediamo invece di aggregare tutto il centro sinistra, visto che già in Regione faccio parte della coalizione di centro-sinistra. Riteniamo che possa essere la coalizione che riscatti le aspettative suscitate dal governo Raggi e contrasti la destra che vorrebbe riprendere il controllo della città di Roma, dopo gli anni disastrosi della giunta Alemanno, ed il maquillage della Lega che da partito secessionista del nord che disprezza Roma ed i romani, si pone come paladino dell’unità d’Italia e degli italiani. E’ una destra pericolosa a cui non possiamo cedere la capitale.
Le prime tre situazioni di cui si occuperà appena arrivato in Campidoglio?
Difficile dirne solo tre. La nostra idea è che bisogna mettere le mani subito su quello che possiamo definire il minimo sindacale: la vivibilità dei cittadini che passa per una corretta raccolta dei rifiuti, la mobilità, i trasporti, il verde pubblico curato e non abbandonato, però contemporaneamente ci sono tematiche più alte, di grande respiro, perché la città è affogata nel minimo sindacale. C’è il problema del rilancio internazionale, molte società hanno abbandonato Roma, perché la credono poco vivibile e fruibile, bisogna riportare i capitali a Roma. E poi c’è un tema che mi sta molto a cuore, il disagio abitativo. Ci sono troppe persone senza casa e molti spazi vuoti e luoghi abbandonati, questa è una vergogna per la capitale, per questo penso che si debba fare un nuovo grande piano casa.
C’è un’urgenza per Roma che vorrebbe risolvere prima delle altre?
Mi piacerebbe ridare orgoglio ai cittadini romani, perché vedo molta umiliazione. A Roma ci sono tante eccellenze, persone ed associazioni impegnate per il bene comune, ma prevale la rassegnazione. Credo che uno dei molti sogni che ho come possibile sindaco, sia rimettere in movimento la città e riunire i tanti pezzi che vanno per conto loro, senza fare squadra e fanno sì che una città con potenzialità enorme ,sia in realtà prostrata.
Negli ultimi anni Roma sembra una capitale abbandonata, senza un piano a lungo termine per rilanciarla, che leghi anche le varie amministrazioni che si succederanno. Cosa fare?
Sicuramente ci sono dei progetti molto interessanti di università, studi ed associazioni su temi come viabilità, economia, ambiente. Quello che mi colpisce di più è che la politica non ha mai messo a sistema tutte queste proposte. Il problema è che per realizzarle non bisogna pensarsi Superman, ma avere l’umiltà di mettere insieme le tante voci, gli aspetti imprenditoriali. In questi anni abbiamo assistito all’umiliazione dalla politica, con Ignazio Marino sfiduciato dalla sua stessa maggioranza e la Raggi che ha cambiato tantissimi assessori ripartendo sempre da zero. Io credo che le diverse risorse vadano messe insieme, non è possibile per nessuno fare tutto da soli, tanto meno per il sindaco di Roma. La mia candidatura nasce così, col sostengo di tanti soggetti, l’associazionismo, il Comitato civico che raccoglie figure autorevoli della città, il volontariato.
Il 2021 potrebbe essere un anno particolarmente difficile. Speriamo sia quello del post-Covid, dove ricostruire dopo le macerie economiche, soprattutto nel turismo, ristorazione, commercio. Cosa farebbe?
Roma è stata duramente colpita dalla crisi socio-economica dovuta alla pandemia, è chiaro che adesso ci sarà un ulteriore colpo di coda, ma anche il solo sindaco non potrà risolvere i tanti problemi. In un momento in cui avremo grandi investimenti e fondi europei, il sindaco è in grado di farsi ascoltare dal governo e dall’Europa per contrastare questa crisi, senza conflitto con il governo o l’atteggiamento vittimistico del nessuno ci ascolta, ma con intelligenza e tenacia di parlare ed insistere per ottenere ciò che è dovuto alla capitale d’Italia.
Lei in fondo per i romani è un volto nuovo, perché dovrebbero fidarsi?
Sono nuovo per una parte dei romani perché non ho vissuto la pubblicità e la mediatizzazione della tv ma sono un volto noto per tanti altri, perché da 30 anni sono concretamente in strada con la Comunità di Sant’Egidio – al fianco di molte situazioni di difficoltà sociale – e per dieci anni ho ricoperto un ruolo di responsabilità nella diocesi di Roma. Il problema è aver qualcuno che conosca la città, i cittadini, la vita vera. Un grande limite della politica di questi anni è che parla per spot, ma non parla più delle difficoltà della vita vera, in città c’è molta gente sola e la solitudine, per anziani, giovani e persone malate, è molto pericolosa. Chi conosce la vita quotidiana può essere un sindaco in grado di rimettere insieme i pezzi.