Arriva un nuovo sgombero al presidio informale di Baobab Experience che accoglie 150 migranti a Piazzale Spadolini, nei pressi della Stazione Tiburtina. È il trentaquattresimo in assoluto ed il primo dopo il lockdown per l’emergenza sanitaria del Covid-19. Il blitz delle forze di polizia è avvenuto la mattina di lunedì 25 maggio, e le operazioni di sgombero e identificazione dei migranti si sono protratte anche nei giorni successivi. In una nota le forze di polizia hanno specificato che le operazioni di «controllo e bonifica» eseguite da agenti, polfer e vigili urbani, hanno coinvolto l’area antistante la stazione Termini e piazzale Spadolini, zona est della Stazione Tiburtina. Dopo l’identificazione dei migranti, le forze dell’ordine hanno rimosso tutte le tende di fortuna presenti in entrambe le aree. Nelle operazioni che hanno coinvolto il presidio Baobab di Piazzale Spadolini sono stati controllati 60 cittadini extracomunitari, tutti maschi con assenza di minori, tra i quali 34 avevano una posizione regolare sul territorio nazionale e si sono allontanati dal luogo senza ulteriori verifiche, mentre altri 26 sono stati accompagnati dalle forze dell’ordine presso gli uffici della Questura per l’identificazione. Nella stessa zona di piazzale Spadolini sono stati rimossi tre veicoli non assicurati, che venivano usati come rifugi di fortuna. Una storia annosa, quella degli sgomberi ai presidi Baobab, cominciata nel dicembre del 2015, a pochi mesi dalla nascita dell’associazione, nata nel maggio dello stesso anno da un’iniziativa spontanea di cittadini romani volta a fronteggiare l’emergenza dei migranti transitanti sul territorio capitolino. I primi sgomberi risalgono ai tempi del primo presidio, quello di Via Cupa, in zona San Lorenzo, dove i volontari di Baobab erano arrivati a ospitare flussi di migliaia di migranti, distribuendo loro pasti e beni di prima necessità, e soprattutto offrendo pratiche sociali e culturali di aggregazione ed elaborazione del trauma della migrazione. Nell’arco di questi cinque anni è diventata una triste consuetudine per i volontari e i migranti quella di vedere, di solito la mattina presto, le forze di polizia bloccare tutte le uscite dal presidio, smontare tutte le sistemazioni di fortuna, e poi scortare i migranti in Questura per le identificazioni, spesso creando scene di tensione, spesso davanti a donne e bambini molto piccoli. La lacuna più evidente che emerge in queste operazioni, come hanno più volte lungo gli anni denunciato i volontari dell’associazione Baobab Experience, è che agli sgomberi poi non seguono strategie per regolamentare la gestione di questi flussi migratori. Mancano soluzioni strutturali per elaborare percorsi efficaci di accoglienza per i migranti, ai quali dopo questi sgomberi spesso non resta che l’estrema soluzione di dormire per alcuni giorni in strada, per poi ripresentarsi appena possibile allo stesso presidio sgomberato, che volta dopo volta si ricostituisce. Le nuove operazioni di sgombero, avviate il 25 maggio, arrivano dopo il duro periodo del lockdown, durante il quale i migranti sono rimasti al presidio di piazzale Spadolini, e i volontari di Baobab non li hanno abbandonati, sforzandosi di sostenerli nel rispetto delle norme sanitarie, utilizzando gel igienizzanti, mascherine, e tenendo la distanza di sicurezza tra le persone. «Questo sgombero avviene in un contesto – ha spiegato Andrea Costa, coordinatore di Baobab Experience – in cui i transitanti sono bloccati, l’ufficio immigrazione è chiuso e i servizi territoriali sono interrotti. Durante l’emergenza sanitaria non c’è stata alcuna accoglienza e non abbiamo mai visto la Asl al campo». Attualmente i volontari di Baobab Experience accolgono nel loro presidio di piazzale Spadolini circa 150 persone, tra le quali, spiegano: «Ci sono ragazzi in cassa integrazione, persone che hanno perso il lavoro a causa del Coronavirus, esseri umani che nonostante la propria legalità sul territorio non hanno incontrato altrettanta legalità da parte dei nostri datori di lavoro e sono impiegati, quindi, al nero, per pochi soldi. Ci sono persone che non si sono più potute permettere l’affitto di una stanza, e infine ci sono i transitanti, migranti che vogliono andare altrove in cerca di una vita migliore. L’Italia è per loro solo una penisola del Mediterraneo, mentre le loro mete sono luoghi come Francia, Germania, Scandinavia». «Siamo stati dimenticati e ignorati durante la fase 1 dell’emergenza Coronavirus – denunciano migranti e volontari Baobab – lasciati in strada senza tutela ed esposti al rischio di contagio. Ora che il lockdown è finito diamo di nuovo fastidio. Invisibili quando tutti erano in casa, in una città deserta, adesso che il mondo si ripopola e gli occhi tornano a guardare fuori, dobbiamo scomparire».
13/06/2020