TRATTATE TRA IL 15 E il 25% DELLE CAUSE
Una questione di diritto, ma anche di lavoro. I tribunali bloccati dai virus e dalla burocrazia stanno mettendo a dura prova gli avvocati, strozzati dalle spese e ormai col carico dei processi ridotti al lumicino. La Fase 2, hanno protestato, assomiglia troppo alla uno. Con cause penali trattate che oscillano dal 20% al 25% rispetto alle iscritte. Una percentuale che scende al 15% nel civile. Questo almeno è quanto emerge dai dati forniti dall’Osservatorio delle Camere penali italiane e dall’Unione camere civili. Il report è il risultato di un monitoraggio, fatto dalle 131 camere penali presenti sul territorio e dalle 93 civili, su quanto sta accadendo nei tribunali. I dati dei penalisti, relativi al periodo dal 12 maggio al 20 maggio, evidenziano una condizione di stallo, con poche eccezioni. Una nota dolente sono i tempi dei rinvii fissati in genere tra settembre 2020 e gennaio 2021. A Roma, nel palazzo di giustizia penale, dove si lavora senza protocolli, sono stati celebrati 366 processi in otto giorni per 9 sezioni. Come termine di paragone, il report dell’Ucpi, usa la performance della X sezione che ha trattato 45 udienze su 223, mentre sono 33 i processi celebrati in Corte d’Appello. Il Tribunale rinvia anche aprile 2021.
“Bonafede pensi ai cittadini”
Giovanni Malinconico, Coordinatore dell’OCF (l’Organismo Congressuale Forense) è tranciante verso il ministro della giustizia: ”Non esistono solo le correnti della magistratura”, ha dichiarato, ”Pensi anche agli utenti”. La Fase 2 ha portato ovunque, con le dovute precauzioni, la ripresa delle attività economiche e produttive, premettono i penalisti. ”Non si capisce perché solo la giustizia italiana sia rimasta in panne”. Sostanzialmente congelata in tutto il Paese, quasi ovunque con rinvii e uffici giudiziari deserti e con le poche eccezioni fatte però di gravi disservizi che provocano code e assembramenti all’esterno dei palazzi. La situazione, ritenuta paradossale, è stata immortalata con un video dossier. “Abbiamo scelto come colonna sonora quella del film ‘Il tè nel deserto’, che ci sembra rappresentare alla perfezione il clima di generale abbandono”, chiarisce Malinconico, ”Il silenzio della Giustizia. Fuori, le code degli utenti, talvolta le polemiche, spesso i disservizi”. Un caos annunciato che nei giorni scorsi aveva spinto appunto l’Ocf a proclamare lo stato di agitazione dell’Avvocatura italiana. ”Ci chiediamo – prosegue Malinconico – cosa accadrà nel gennaio prossimo quando sarà il momento di fare i conti. Fino a quando la pandemia potrà valere come scusa per bloccare tutto, dal momento che gli avvocati e la stragrande maggioranza dei magistrati altro non chiedono che di poter tornare a lavorare?”. “Sono ormai innumerevoli gli appelli lanciati al Ministro Bonafede affinché intervenga”, conclude Malinconico, ”le mancate risposte però non ci hanno convinto a desistere. Rinnoviamo l’invito al Guardasigilli a prendere in mano la situazione. Giustizia non vuol dire solo occuparsi di correnti della Magistratura o di Csm. Giustizia vuol dire aver cura dei diritti dei cittadini. Un dettaglio che ormai sembra passato del tutto in secondo piano”.