I 2 ‘POTABILIZZATORI’ ACEA
La Regione ha autorizzato, almeno per il momento, il prelievo di una quantità d’acqua necessaria ad avviare solo un primo ‘potabilizzatore’ del Tevere anche se Acea, come rivelato dal nostro giornale lo scorso 6 maggio, ha intenzione di costruire ben due ‘potabilizzatori’. Il secondo ‘potabilizzatore’, ancora in fase di progettazione, sarà tra l’altro cinque volte più grande del primo, con una portata di 2500 litri di acqua al secondo. Se entrambe gli impianti di potabilizzazione entreranno in funzione saranno quindi in grado di fornire a Roma e provincia 259mila metri cubi di acqua al giorno, il 49% della quantità totale distribuita nella Capitale quotidianamente che è pari a 525mila metri cubi (fonte comune di Roma, acqua fatturata ad uso civile, report 2015, l’ultimo disponibile).
SPRECATA L’ACQUA SORGIVA, NEI RUBINETTI QUELLA DI FOGNA
In sostanza l’Acea a trazione grillina punta a dissetare Roma e provincia attingendo da una fonte di pessima qualità, ossia il Tevere. Corso d’acqua che lungo i suoi 400 e più km di percorso attraversa 4 regioni: Emilia Romagna, Toscana, Umbria e Lazio. Riceve scarichi industriali e civili (il Covid tra l’altro è presente anche nelle feci, fonte Ministero della Salute). Al suo interno vi ‘galleggiano’ quindi, oltre agli escherichia coli, anche metalli pesanti, idrocarburi e microplastiche, sostanze chimiche molto pericolose per la salute umana e per l’ambiente che nessun filtro industriale è in grado di eliminare, questo ci dicono i tecnici esperti del settore che abbiamo contattato. Acea non ha alcuna intenzione – stando almeno alle notizie rese pubbliche – a risistemare la rete idrica colabrodo che nel Lazio disperde per strada il 44% dell’acqua immessa in conduttura (fonte Regione Lazio), una percentuale da terzo mondo. Acqua sprecata che, tra l’altro, proviene da fonti idriche di eccellente qualità, ossia per la maggior parte dalle due sorgenti del Peschiera e Le Capore, situate entrambe in provincia di Rieti, che sono sempre più in sofferenza visto che si ricaricano grazie all’acqua proveniente dalle nevi del Terminillo (la montagna più alta dell’Italia centrale) e, più in generale, dalla catena dei monti reatini, dove nevica sempre di meno.
DAL TEVERE ATTINGONO ANCHE GLI AGRICOLTORI
Nevica e piove col contagocce in tutto il Lazio ormai da più di un decennio e il trend peggiora sempre di più. Lo confermano, tra gli altri, gli allarmi lanciati a più riprese già dallo scorso febbraio da Coldiretti e l’Anbi Lazio (Associazione Nazionale Consorzi di gestione e tutela acque irrigue). “Nel Lazio è allerta ovunque – sosteneva già a febbraio scorso Andrea Renna, direttore dell’Anbi Lazio – come confermato dai colleghi di tutti i consorzi del Lazio. Le campagne di Roma sono in sofferenza. Il Tevere resta una riserva affidabile, il Consorzio di Bonifica Litorale Nord è stato costretto a ricorrere all’apertura anticipata degli impianti irrigui a fini agricoli già in pieno inverno. Siamo di fronte ad un trend preoccupante, visto che negli ultimi anni le Bonifiche sono state costrette ad attivare il servizio irriguo in anticipo rispetto all’inizio di stagione”. La Regione e il Comune di Roma si stanno preparando ad affrontare un’altra più che probabile estate di siccità, ma forse lo stanno facendo percorrendo la strada sbagliata. Speriamo che ci ripensino dato che una opzione senza rischi igienico-sanitarie e ambientali ancora c’è, ossia per l’appunto quella di riparare e subito le perdite, almeno