La qualità delle acque del Tevere sarebbe in miglioramento. È la tesi che sostengono l’Acea e l’Autorità di Bacino Tevere, Ente pubblico che gestisce il fiume. Presto, quindi, il corso d’acqua potrebbe essere trasformato addirittura in un parco nazionale. L’occasione per dare questo annuncio è stata la presentazione del libro “Tevere Nostrum” di Erasmo D’Angelis, attuale segretario dell’Autorità del Bacino Tevere, ma soprattutto ex presidente di Publiacqua, partecipata di Acea, poi promosso dall’ex premier Renzi a capo della ‘struttura di missione contro il dissesto idrogeologico’. Alla presentazione del volume era presente anche l’AD di Acea, Stefano Donnarumma: “il fiume è più vivo e pulito – ha sostenuto il capo di Acea – con un controllo sempre maggiore di efficienza per quanto riguarda i controlli ambientali e la qualità della acque”. Su alcuni articoli giornalistici, accanto alle parole dell’Ad di Acea, si sostiene anche che “i quattro principali impianti di depurazione presenti in città, insieme all’eliminazione degli scarichi illegali, stanno contribuendo alla salvaguardia del Tevere”. Gli addetti ai lavori sanno bene che il problema del Tevere non sono le acque nere di origine civili, ovvero la pupu che vi finisce dentro in modo più o meno legale, ma gli scarichi industriali, con il loro corollario di metalli pesanti, e le acque provenienti dalle strade di Roma, cariche di idrocarburi e microplastiche. La storia del Tevere più pulito sembra la favola da raccontare ai cittadini prima di dirgli la verità: ossia che quell’acqua nera e maleodorante, presto o tardi, se la dovranno bere.
D.C
06/02/2020