Il mondo della cultura al fianco del Caffè
Ed è proprio dal mondo della cultura che provengono le prime ed importanti manifestazioni di supporto e di difesa dell’identità del Caffè. “Meglio chiudere il parlamento” afferma Sgarbi durante le prime campagne pacifiche ma serrate sulla difesa della cultura “ Il Caffè greco c’è sempre stato e continuerà ad esserci. Questa è una battaglia di civiltà. Contro chi pensa che col denaro è possibile fare tutto. Si può fare molto ma non tutto. Non a scapito della memoria comune che va preservata. Martedì 22 sarò io stesso presente in via dei condotti dalle 7:30 alle 9 per offrire cappuccino e brioche ai manifestanti”. Il dibattito continua anche con la partecipazione di altri esponenti del mondo culturale capitolino: Alda d’Eusanio, Anna Falchi e Fulvio Abate, tra tutti questi e anche tra i manifestanti sorge un sentimento di critica nei confronti dell’amministrazione della sindaca Raggi. “Da quando c’è lei a Roma non funziona nulla”. L’opinione della popolazione maggiormente condivisa è che il Caffè Greco è come una biblioteca parlante, l’impronta digitale di un’immagine storica che non deve essere assolutamente cancellata.
I commenti antisemiti
Le notizie vengono condivise ad una velocità febbrile anche sulla pagina Facebook dell’attività, dove alcuni commenti razzisti e anti-semiti, dovuti alla natura dell’Ospedale, inaspriscono ancora di più gli umori sulla vicenda. “Se la gestione del caffè Greco dovesse passare ai sionisti, allora si dovrà concludere che anche questo locale è incluso nel boicottaggio contro Israele” scrive un utente allegando il link di bdsitalia.org, sito Pro Palestina. Altri screenshot raccolti dall’Ospedale stesso prima che i post scomparissero dalla pagina riportano “Gli israeliani in genere non muoiono di fame, sono i più ricchi al mondo”, “gli ebrei di Roma sono israeliani non Italiani”, o addirittura “ebrei avidi e tripolini”. I Gestori del caffè disgustati dai post razzisti, il presidente dell’Ospedale Bruno Sed afferma di dissociarsi completamente da tali affermazioni e la risposta nel mondo della politica non tarda a farsi sentire “Insulti vergognosi e offese scandalose che nulla hanno a che vedere con la contesa di sfratto tra i proprietari del locale e i proprietari dell’immobile”.
Lo sfratto
Nel frattempo lo sfratto avviato per il 22 di ottobre è già stato rinviato per il 14 novembre. “Causa di primo grado in cui il giudice ha ritenuto di interpretare il vincolo a modo suo, senza aspettare nemmeno il tempo per l’appello, previsto per il 14 novembre prossimo bensì di arrivare allo sfratto esecutivo dispiegando le forze dell’ordine il 22 di ottobre, ma noi non siamo “morosi”. Una svolta nel caso avverrebbe grazie alle indagini in procura dell’ex deputato di Napoli per Forza Italia Amedeo Laboccetta “L’Ospedale Israelitico dispone solo del contenitore, non della proprietà dell’immobile, ben chiarito con una nota del MIBAC. Nel 1953 infatti il Ministero dei Beni Culturali avrebbe insignito il locale sotto la propria tutela grazie agli articoli 41 e 42 della costituzione, esplicitando il riferimento ai limiti posti della proprietà privata proprio allo scopo di assicurarne la funzione sociale. Questo perché il Caffè ospita anche più di 300 opere artistiche esposte, rendendolo in pratica la più grande galleria d’arte privata aperta al pubblico. Nessun organo di informazione, ha ben sottolineato che la licenza d’esercizio, il menù, il marchio, le opere d’arte e tutti gli arredi sono di proprietà del locale” prosegue Laboccetta “non esiste alcun principio giuridico o norma che possa prevedere che il locatore si possa appropriare e disporre, al termine della locazione dell’azienda di proprietà del conduttore”. Si attende pertanto ora l’apertura di un tavolo di trattative con il Ministro Franceschini, la Sindaca Raggi e la Regione Lazio per fare in modo che un presidio di bellezza tanto importante non scivoli via, ma continui a essere un luogo storico, punto di ritrovo di una cultura che va salvaguardata.