L’INCONTRO ALLA PISANA – La notizia ha fatto scalpore così la cooperativa il 17 gennaio è stata convocata alla Pisana per concordare, insieme a Regione e Campidoglio, le misure da mettere in campo per salvare la Locanda, tenendo accese le speranze dei ragazzi e di tutti coloro che negli anni si sono affezionati al ristorante. Addirittura l’assessore capitolino al Patrimonio Tobia Zevi si era esposto fino a promettere: “Lavoreremo per individuare una soluzione alternativa ma definitiva per la salvaguardia della Locanda e delle tante persone fragili che ne fanno parte”.
C’ É TEMPO FINO AL 15 MARZO, POI IL LIQUIDATORE SARÀ OBBLIGATO A CHIUDERE: SERVONO 400MILA EURO PER RILANCIARE IL PROGETTO – Ma da quell’incontro pare non siano uscite delle proposte adeguate: “Per il momento dal tavolo non è uscito nulla. Al momento solo parole, nessuna azione concreta purtroppo”, ci dice Stefania Rimicci, responsabile delle relazioni esterne della Locanda dei Girasoli, specificando che: “Abbiamo però in calendario un nuovo incontro a febbraio in Regione Lazio nella speranza che se ne esca con qualcosa di tangibile; al momento credo ci sia una concertazione tra Comune e Regione sulle reciproche competenze. Se quel giorno non si dovessero trovare delle soluzioni da mettere in campo il 15 marzo il liquidatore chiuderà definitivamente la Locanda”. Insomma una morte annunciata, perché solo per tenere aperto il ristorante ad oggi servono circa 47mila euro che diventeranno 400mila quando e se si tenterà di rilanciare il progetto.
“LA LOCANDA DEI GIRASOLI NON DEVE CHIUDERE PERCHÉ INSEGNA A CREDERE NELLA SPERANZA DI UN FUTURO PER TUTTI” – “Bisogna capire che per le persone con disabilità cognitive il lavoro rappresenta l’integrazione sociale tout court. In questo momento ragazzi come Ettore, Anna e Simone sono esposti ad un enorme rischio emarginazione” ci spiega Rimicci, sottolineando che: “Sono ragazzi che lavorano dal 2013 e si sono trovati da un giorno all’altro senza fare nulla. Mi chiamano in continuazione chiedendomi quando riapriamo. Si sentono ovviamente abbandonati perché per chi è affetto da sindrome di Down il lavoro è uno dei canali principali di comunicazione attraverso il quale sente di potersi esprimere. Per loro la Locanda era la vita”. Ed è proprio per questo che migliaia di persone, oltre ai protagonisti di questa storia, stanno seguendo la vicenda col fiato sospeso e con enorme affetto. Un affetto che si spiega al meglio con le parole della stessa Rimicci: “La Locanda dei Girasoli insegna a credere nella speranza. La speranza di un futuro possibile per tutti, non importano le condizioni di partenza”.