L’ATTESA RIAPERTURA – “Appena abbiamo avuto il via libera ci siamo messi in moto per riaprire il prima possibile – spiega Ugo Minghini, Direttore della Locanda e vice Presidente della Cooperativa I Girasoli – al momento abbiamo potuto riaprire solo la pizzeria: è difficile ripartire a pieno regime dopo otto mesi di chiusura. Tuttavia – aggiunge – siamo riusciti a reintegrare tutti i ragazzi che ci lavorano; questa è la cosa più importante”. Dopo le chiusure imposte dal primo e secondo lockdown, la riapertura del locale ha subito un ulteriore rallentamento per via di alcuni problemi causati da infiltrazioni d’acqua, risolti grazie a un intervento di ristrutturazione.
L’INCOGNITA DEL NUOVO SPAZIO SULL’APPIA ANTICA – Nel mentre l’assegnazione di un nuovo spazio sull’Appia antica, promesso dal Presidente della Regione Zingaretti nel 2020, è rimasta un’incognita. I ragazzi però non si sono mai arresi. “È stato come fare un salto nel buio – riprende Minghini – ma il nostro obiettivo era riaprire, nonostante tutto, per cercare di non far morire un progetto così importante e per dare l’opportunità ai ragazzi di reintegrarsi al lavoro: per loro questi otto mesi sono stati molto duri”.
IL PROGETTO LOCANDA DEI GIRASOLI – Modello di inclusione sociale e lavorativa integrato, il progetto è stato d’esempio per molte realtà sorte sia in Italia sia all’estero. “Abbiamo partecipato ad alcune collaborazioni per avviare diverse attività sul modello della Locanda – aggiunge il Direttore – tutto questo ci riempie di orgoglio”. Il progetto nasce nel 1999 per promuovere l’integrazione, la formazione e l’inserimento socio-lavorativo di persone con disabilità, in particolare con sindrome di Down, sindrome di Williams e sindrome dell’X Fragile, attraverso percorsi formativi che favoriscono la crescita e lo sviluppo delle capacità individuali e relazionali. “Alla Locanda dei Girasoli – scrive la Cooperativa – amalgamando solidarietà e professionalità e attivando percorsi integrati di formazione/informazione delle persone, si contribuisce alla creazione di posti di lavoro finalizzati all’integrazione lavorativa e, nel contempo, a quella territoriale”. Il progetto punta inoltre a educare alla “diversità”, in una società che ancora oggi risente di enormi carenze nella cultura dell’accoglienza, dell’inclusione e nella valorizzazione delle “altre” abilità. “Azzerare le differenze è possibile solamente non ponendosi l’obiettivo di eliminare lo “svantaggio”- si legge in una nota del Consorzio Sintesi- quanto piuttosto abbattendo le barriere culturali che lo trasformano in emarginazione, solitudine e abbandono, valorizzando le specificità di ciascun individuo”.