Si tratta di un insetto che si riproduce con velocità impressionante, segnalato dal 2015 a Napoli, in altre città vicine fino alla costiera e nelle aree collinari interne. A Roma è sbarcato a Roma più di recente. I primi casi qui sono stati segnalati nel 2018, con una vera e propria esplosione nei mesi scorsi. È un problema di portata notevole, tanto che nei giorni scorsi il Ministero delle politiche agricole ha creato un apposito Gruppo di lavoro sulla Toumeyella parvicornis – così si chiama l’insetto ammazza-pini – nell’àmbito del Comitato fitosanitario del Servizio fitosanitario nazionale. La gravità della minaccia è chiarita dallo stesso organismo, che parla esplicitamente di emergenza fitosanitaria, ossia relativa alla salute di alberi e piante, in questo caso i pini della Città Eterna.
PERCHÉ NON IMPARANO DALLA CAMPANIA?
«Mentre la Regione Campania ha predisposto da tempo un Piano di contrasto alla cocciniglia del pino (Toumeyella parvicornis), Zingaretti e Raggi, con i rispettivi assessori Enrica Onorati e Laura Fiorini, continuano a risultare clamorosamente assenti sulla questione». Lo affermano i due portavoce dei Verdi-Europa Verde di Roma, Guglielmo Calcerano e Silvana Meli.
In effetti sull’incresciosa epidemia – acuitasi dalla scorsa primavera – si continuano a registrare silenzi e inerzia istituzionale. E i romani si chiedono chi e come potrà salvare i loro pini. Il dato citato dai Verdi capitolini è sconcertante: «50.000 pini di Roma sono a rischio, con potenziali pericoli anche per l’incolumità delle persone». In Campania, giova ricordarlo, sono stati da anni avviati studi su questa emergenza, in particolare dai ricercatori dell’Università Federico II di Napoli. L’ateneo partenopeo, tra l’altro, è stato chiamato a dare supporto al Gruppo di lavoro presso il Comitato nazionale fitosanitario.
REGIONE MUTA
Dagli specialisti della Regione Lazio in materia di cura e salvaguardia delle piante non si hanno notizie precise. In particolare, nulla è dato sapere sulle misure da adottare per trattare questi pini ed evitarne la morte certa. «Sulla pagina web del Servizio Fitosanitario Regionale del Lazio – attaccano ancora i Verdi europeisti – appare solo un misero post in cui si “informa” che nel Lazio è stata segnalata la presenza del pericoloso insetto il quale, nelle zone d’origine (Caraibi) (la letteratura scientifica riporta Canada meridionale, Nord est America e Messico come aree originarie, ndr) è stato in grado di distruggere circa il 95% delle specie di pino locali».
I CITTADINI SI MUOVONO
Sempre più attenti e preoccupati sono invece i cittadini. Alcune associazioni si stanno già muovendo per sensibilizzare la gente anche attraverso una seria informazione sul tema. A loro l’encomio dei Verdi: «Ringraziamo l’Associazione Amici dei Pini di Roma che ieri (10 settembre, ndr) ha organizzato un incontro sul tema a cui hanno partecipato chimici, biologi e altre associazioni attive sul territorio e durante il quale sono stati illustrati tutti i metodi naturali per condurre la lotta alla cocciniglia: dall’abamectina, a lavaggi con acqua ad alta pressione per eliminare la fumaggine, fino alla possibilità di rilasciare insetti antagonisti come alcune specie di coccinelle».
SENZA UN PIANO. «PREFERISCONO ABBATTERLI CHE CURARLI»
Ma qualunque misura, tecnica e azione resta fortemente depotenziata se non si elabora una accorta strategia d’insieme. Occorre infatti una programmazione per poter aggredire al meglio l’insetto killer e dare un futuro al patrimonio dei pini romani. «In assenza di un piano specifico – sottolinea il partito ambientalista -, si potrebbero almeno annaffiare le piante per rinforzarle. Invece, Regione e Comune sembrano preferire spendere soldi per abbattere i pini piuttosto che per curarli, sbandierando, poi, il progetto regionale Ossigeno come il metodo per piantare 6 milioni di alberi entro il 2022. Siamo convinti, – concludono Calcerano e Meli, – che, per poter godere dei benefici degli alberi, sia più proficuo salvare quelli esistenti anziché piantarne di nuovi e aspettare che crescano». Il 4 settembre era in agenda la prima riunione del Gruppo Toumeyella parvicornis. Abbiamo chiesto informazioni sull’esito della seduta al Ministero. Attendiamo fiduciosi risposte.