ACTIONAID LANCIA LA CAMPAGNA ‘DIRITTI IN GIACENZA’ – E così, da qualche settimana, proprio dal Quarticciolo è partita la campagna ‘Diritti in Giacenza’ lanciata dall’Ong ActionAid, con l’appoggio del CdQ locale, al fine di far emergere quanto l’esclusione dalla residenza sia illegittima e discriminatoria. In questo quartiere, fortemente sovraffollato e dove ogni spazio fisico può essere occupato, il problema è più evidente e sentito. Ma l’articolo 43 del Codice Civile stabilisce che la residenza non è nient’altro che il luogo dove la persona ha la dimora abituale e per ActionAid per l’iscrizione anagrafica la natura dell’alloggio non può essere una scriminante. “Nonostante ciò”, dicono gli attivisti, “il legislatore negli anni ha escluso dall’anagrafe specifici gruppi sociali con finalità punitive, come i richiedenti asilo con il primo Decreto Sicurezza del primo Governo Conte e prima ancora con l’art. 5 del Piano Casa del 2014 nato per contrastare le occupazioni abusive”. Inoltre per gli stranieri la situazione è ancora più critica. Secondo ActionAid sono molti gli uffici che non registrano le dichiarazioni di residenza presentate da questi con permesso di soggiorno in fase di rinnovo, conversione o rilascio. L’unica soluzione per uscire da queste pratiche sarebbe cercare di iscriversi presso le residenze fittizie registrandosi come senza fissa dimora. Dice Lana, 30 anni, georgiana abitante del Quarticciolo e che vive in un alloggio occupato in attesa di sanatoria: “Vivo in Italia da 12 anni e mia figlia è nata qui. Ho sempre avuto il permesso di soggiorno eppure non siamo mai riusciti ad avere la residenza. Viviamo sospesi e senza diritti come se fossimo un gradino sotto agli altri”. E sottolinea: “Non posso ottenere così il buono libri, presentare domanda per ridurre il costo della mensa scolastica e mia figlia non ha il pediatra”. Questo il quadro di chi, per la mancata registrazione del certificato di residenza, si sente invisibile.
DAGLI STUDI DELL’ONG NON SONO POCHE LE AZIONI POSSIBILI PER CONTRASTARE IL FENOMENO – Ma dagli studi di ActionAid non sono poche le azioni che si possono mettere in campo per contrastare il fenomeno in attesa che venga abolito l’articolo 5 del Piano Casa. Intanto azzerare ogni prassi non conforme alla normativa in relazione alla richiesta del titolo di godimento dell’immobile, restringere l’ambito di applicazione dell’art.5 del decreto legge 47/2014 e favorirne le deroghe previste nello stesso decreto, secondo le quali: “il sindaco, in presenza di persone minorenni o meritevoli di tutela, può dare disposizioni in deroga a quanto previsto ai commi 1 e 1-bis a tutela delle condizioni igienico-sanitarie”. Inoltre il Comune può allineare le procedure per l’iscrizione anagrafica per persone senza fissa dimora al contenuto della legge, permettendo la sottoscrizione di autodichiarazioni. Vedremo dunque se ci sarà la volontà politica di mettere in campo queste alternative al fine di allentare la tensione sociale permanente che vive questo quadrante in ordine alla cattiva distribuzione dei diritti di base.