Il Consiglio regionale ha approvato il nuovo Piano Territoriale Paesistico Regionale, più conosciuto come PTPR. Il documento che stabilisce dove, come e a quali condizioni si può costruire un nuovo immobile o ampliarne/modificarne uno preesistente. Questo Piano ha una particolare rilevanza visto che le disposizioni che contiene prevalgono sia sui Piani regolatori comunali che su quelli provinciali e delle Città Metropolitane. È il primo Piano di questo tipo che viene approvato nella storia del Lazio e accorpa dentro di se tutte le regole che, fino ad ora, erano contenute in 30 diversi Piani Territoriali locali, 16 solo per Roma-città e altri 14 per il resto del Lazio. La versione preliminare del nuovo Piano paesaggistico regionale risale al 2007, ma solo lo scorso 21 aprile – dopo varie vicissitudini durate 14 anni – si è arrivati all’ultimo e decisivo via libera.
UN PIANO CON (ANCORA) TROPPE INCERTEZZE
A dispetto del voto che (finalmente) c’è stato nel Consiglio regionale, sono però ancora troppe le incertezze che circondano il nuovo Piano e che, a cascata, investono prima di tutto il mondo dell’edilizia, ma anche gli Enti locali – comuni, città metropolitane e province – prima ancora che i singoli cittadini. Nessuno di costoro può avere ancora certezza sui vincoli che incombono sul Lazio. Le perplessita principali sono tre, riguardano la politica, i tribunali e i comuni.
1) POLITICA ALTRA MAGGIORANZA, ALTRO PIANO?
La prima incertezza è politica, perché il piano è stato approvato senza alcuna discussione in Consiglio e quindi l’opposizione di centrodestra non ha potuto mettere bocca. Ora, se il Governatore Zingaretti dovesse candidarsi a sindaco di Roma e vincere le elezioni capitoline, si dovrebbe dimettere da governatore. A quel punto, nel Lazio si tornerebbe a votare all’inizio della primavera 2022. Se vincesse il centrodestra, la nuova maggioranza potrebbe rimettere mano al Piano e cambiare mappe e vincoli.
2) GIUDIZIARIA RISCHIO VALANGA DI RICORSI AL TAR
La principale accusa ‘politica’ rivolta alla maggioranza di centro-sinistra dal mondo edile/industriale è di “non essere stati coinvolti” nel processo di elaborazione del nuovo Piano. Del resto, il Piano appena approvato è una riproposizione ‘forzata’ di un precedente Piano, approvato dal Consiglio ad agosto 2019, ma subito impugnato con un inusuale ricorso giudiziario proposto da Dario Franceschini, Ministro dei Beni Culturali, alla Corte Costituzionale. Ricorso accolto dai giudici costituzionali a novembre 2020, i quali hanno imposto che il Piano fosse “concertato da Regione e Ministero”. Ora, col fatto che sia il mondo edile che l’opposizione non siano stati coinvolti, c’è il rischio concreto che venga impugnato davanti al Tar del Lazio nei 60 giorni successivi al momento in cui verrà pubblicato. Il Tar quindi potrebbe decidere di sospendere la validità del Piano o addirittura annullarlo in alcuni punti o totalmente. C’è anche la possibilità che vengano sollevate questioni di costituzionalità e che quindi venga di nuovo coinvolta la Corte costituzionale.
3) COMUNI TROPPO TEMPO PER DECIDERE
Infine c’è l’incertezza legata ai Comuni, ai quali è stata data la possibilità di approvare il Piano entro il termine di 2 anni (sempre a decorrere dalla data di pubblicazione che deve ancora avvenire). In pratica potremmo così trovarci in una situazione assurda dove in alcuni comuni valgono le norme del nuovo Piano, mentre in altri comuni no.
SENZA PIANO IL SETTORE EDILE COLLASSA
Sono ancora troppe le incertezze. Per quanto riguarda Roma il Piano prevederebbe l’assenza di tutele specifiche per il centro storico, ossia l’area contenuta all’interno delle mura aureliane, già patrimonio Unesco, dove però nuovi lottizzazioni potranno essere concordate con la maggioranza di turno che conquisterà il Campidoglio.
Con questa situazione, per gli operatori del settore edile e anche per i cittadini diventa difficile pianificare lavori rispettosi dei vincoli su paesaggio e ambiente, che potrebbero ancora cambiare da un momento all’altro: dal piccolo lavoro di modifica di una casetta a chi ha in ballo interi quartieri, in questa fase tutto diventa un rischio. Incertezze che sono poi ancora più gravi se viste in un contesto di faticosa ripresa economica del settore, che sta cercando di uscire dal lungo periodo della pandemia durante il quale ha subito enormi danni.
I costruttori: “Bloccati gli investimenti”
“Blocco degli investimenti fatti? Non solo – è lapidario Nicolò Rebecchini, presidente dell’Acer (Associazione Costruttori Edili di Roma e provincia) – procedure molto più lunghe e complesse: ecco quali sono gli effetti del nuovo PTPR, appena approvato dalla nostra Regione. Questo approccio, che peraltro non aggiunge molto alla tutela del territorio già delineata, contrasta fortemente con il particolare momento che stiamo vivendo, dove la rapidità di intervento è fondamentale per il rilancio dell’economia. Gli appesantimenti burocratici introdotti rischiano seriamente di compromettere gli investimenti nella nostra Regione compresi quelli che potranno essere attivati con le risorse previste dal Recovery Fund. Complicare le procedure e ribaltare il punto di equilibrio tra tutela, sviluppo ed innovazione che era stato raggiunto dopo anni di discussione con l’approvazione del Piano del 2019, annullato dalla Corte Costituzionale per un vizio procedimentale, avrà sicuramente conseguenze gravi per l’economia e l’occupazione di tutto il nostro territorio”.
“IL PIANO DIFENDE IL PAESAGGIO”
“Il Piano Paesaggistico approvato – annuncia Marco Cacciatore, presidente della Commissione Urbanistica del Lazio – è volto alla difesa e valorizzazione del paesaggio. La destra vi si è opposta in tutti i modi, facendo ostruzionismo in Aula e presentando moltissimi emendamenti, tutti all’insegna dello sviluppo incontrollato. Alla destra abbiamo ricordato che ogni eventuale modifica del testo, sarebbe dovuta passare al vaglio del Ministero della Cultura (ex Mibact). E questo avrebbe finito per prolungare ancora l’attesa più che ventennale del provvedimento. Il conseguente vuoto normativo avrebbe comportato il rischio di ulteriore consumo di suolo, della realizzazione di insediamenti edilizi insostenibili e dell’impossibilità di tutelare le aree vincolate. Certo il PTPR approvato non è perfetto. Ma su questioni aperte, dal centro di Roma alle integrazioni sui vincoli che interverranno, così come sull’adeguamento allo stato di fatto, Regione e Ministero condivideranno future modifiche. Intanto siamo certi della necessaria salvaguardia, una volta per tutte”