IL PROGETTO – Il progetto nasce dalla collaborazione tra l’Amministrazione capitolina ed un raggruppamento di imprese specializzate nell’innovazione e nello sviluppo tecnologico in ambito urbano, mediante la formula di partenariato pubblico-privato. Un progetto pilota che “prevede l’installazione di strumenti di innovazione tecnologica e sociale in alcune piazze della Capitale, affinché i tradizionali luoghi di aggregazione possano trasformarsi in spazi sicuri, attrattivi, connessi, accessibili a tutti” si apprende dal sito di Roma Capitale. Nell’area “smart” di via Cave di Pietralata sono attualmente installati un “totem” multimediale double e touch-screen, tre panchine con accessori alimentati ad energia solare per il collegamento wi-fi e la ricarica di dispositivi mobili, tre cyclette in grado di convertire l’attività fisica in energia elettrica.
L’AUSILIO DELLA TECNOLOGIA – “Siamo lieti di portare nella Capitale un primo importante progetto di smart city e un piano che punta a rendere la tecnologia un servizio concreto per la comunità sociale, anche di quartiere – ha dichiarato Marco Orlandi, portavoce delle imprese che hanno preso parte al progetto – confidiamo che questa prima iniziativa di Piazza smart saprà far comprendere gli innumerevoli vantaggi di avvalersi della più moderna tecnologia per l’innovazione di città, aree e centri urbani di ogni tipo”.
LE PERPLESSITA’ DEI RESIDENTI – I residenti, tuttavia, evidenziano l’assenza di coinvolgimento nella progettazione, necessario per individuare le reali necessità del quartiere. “Prima che mettessero il prato sintetico il CdQ aveva chiesto di ricongiungere l’area alla parte di giardino già esistente, dove c’è un prato vero – afferma il Presidente del CdQ Beltramelli – ma il progetto era stato già approvato”. Un prato sintetico che stona con il coro di proclami sulla salvaguardia del verde e la riduzione della plastica, oltre ad essere interdetto agli amici a quattro zampe. “I soldi spesi per quest’area potevano essere sfruttati meglio per sistemare luoghi già esistenti, aumentando gli spazi verdi sia per i nostri figli che per i nostri animali” protesta una mamma del quartiere. Con il caldo torrido alle porte, in assenza di zone ombreggiate, la fruizione dell’area rischia inoltre di essere preclusa soprattutto ad anziani e bambini. “L’area è frequentata, ma con l’arrivo delle giornate sempre più calde sarà difficile stare qui perché non c’è ombra – riprende il Presidente del CdQ – l’Architetto ha detto che dovremmo aspettare che gli alberi crescano, ma dovranno passare almeno 3 o 4 anni”. Mentre gli spazi verdi (il cui incremento è previsto inoltre dalla “transizione ecologica”) e la socializzazione “dal vivo” cercano di recuperare terreno, una piazza “di plastica” ma sempre “interconnessa” a Monti Tiburtini viene definita “smart”. Solo a metà, forse.