DEGRADO E VANDALISMO – Le condizioni del parco sono pessime: scivoli troncati a metà, altalene con catene e travi di sostegno spezzate, scale senza pioli e tutto questo degrado va a scapito dei bambini del quartiere impossibilitati ad usufruire di un’area giochi per lo svago. Gli unici che negli ultimi anni hanno tentato di riassestare la situazione sono stati i genitori, i volontari e le associazioni che hanno promosso e partecipato a giornate di decoro e ad iniziative straordinarie nel tentativo di non far predominare il degrado e l’abbandono. Intorno a questa area giochi è nata una sorta di comunità che in concreto si manifesta con la volontà delle famiglie di portare giochi che i loro piccoli non usano più presso il parco di Casale Nei in modo tale che tutti i bambini ne possano usufruire liberamente.
LE PROBLEMATICHE LEGATE AL COLLAUDO – “Le società che hanno realizzato le opere o sono fallite o hanno disatteso ad alcuni obblighi – racconta al Caffè l’Assessore ai Lavori Pubblici del III Municipio Francesco Pieroni – e molte volte le realizzazioni non corrispondono ai progetti. Sull’area giochi di Casale Nei non c’è mai stato un collaudo effettivo. Noi raccogliamo la situazione in maniera indiretta in quanto la competenza è dei dipartimenti che si occupano di urbanistica. All’epoca l’area giochi fu aperta dai cittadini e vicino ad essa vi è la piazza archeologica la quale versa in condizioni di abbandono. Da parte nostra siamo intervenuti insieme ai cittadini ma non spetta a noi svolgere la manutenzione”. L’area giochi di Casale Nei è un’opera a scomputo; ciò consiste che la realizzazione della stessa è affidata al privato che si assume degli obblighi e solo dopo il collaudo l’opera può essere presa in carico dall’amministrazione pubblica. “Ad un certo punto – aggiunge l’assessore all’Urbanistica e alle Politiche della Mobilità Stefano Sampaolo – non si riusciva a collaudare l’area e l’impresa non forniva la documentazione necessaria, come ad esempio un documento riguardante il collaudo statico di un muro. Dall’altra parte numerosi collaudatori, che non sono altro che tecnici dell’amministrazione, si dimettevano. Al settimo tentativo è stato trovato un collaudatore e l’impresa ha iniziato a fornire la documentazione necessaria al Dipartimento Programmazione e Attuazione Urbanistica (PAU). Prima che un’opera pubblica, realizzata dal privato, entri nel patrimonio pubblico bisogna percorrere degli iter. Sembrerebbe che siamo arrivati alla conclusione”. Spesso le opere pubbliche a scomputo rimangono in una sorta di “limbo” per molto tempo e ciò può derivare da vari motivi: primo fra tutti quello burocratico ma può accadere che una società dichiari fallimento o che il privato si sottragga a degli obblighi previsti.