Roma è terra di misteri e di epifanie improvvise. A volte ci si aggira in un bellissimo parco selvaggio, seguendo una ciclabile e ci si accorge che è stranamente interrotta e finisce contro un ponte, un po’ come quegli episodi di telefilm fantastici, “Ai confini della realtà”. Parimenti ci si ricorda che un anno prima c’era ancora un ponte con base romana su un torrentello – come da testimonianza di chi vi abita – e non lo si trova più. Questo ponte connetteva una strada sterrata con la ciclabile e serviva a raggiungere la Cristoforo Colombo prima dell’apertura di via Severino Delogu. Allora si pensa che ci si sia ricordati male e si ricomincia a cercare, ma niente il ponte proprio non si trova. Poi si pensa che un ponte con testimonianze romane non può svanire nel nulla, ma proprio così è. Infatti, guardando dall’alto di un altro ponte (Via Delogu), e anche calandosi nel folto della vegetazione, non ve ne è più traccia.
Il ponte è ancora presente su Google Maps – Il mistero si infittisce ulteriormente se si fa una ricerca con Google Maps e si scopre che il ponte viene ancora riportato, perché le mappe non aggiornate sono dell’aprile 2019- e meno male, così ne resta testimonianza. Il ponte si vede chiaramente dall’alto e di lato e alla sua base c’erano i reperti antichi. La zona di cui stiamo parlando è quella denominata del Castellaccio, ubicata al Torrino, quadrante meridionale della città e confinante con l’Eur, a ridosso del centro Commerciale Euroma2, nell’ Europarco, ed è un luogo notoriamente ricco di vestigia archeologiche perché lì passava l’antica via Laurentina, ed è attraversato da diversi “fossi”, cioè piccoli torrenti, come quello di Vallerano -che nasce nei Castelli romani-e che riceve a sua volta quello dell’Acqua Acetosa per poi confluire poco distante nel Tevere di cui è un affluente. Il piccolo fiume è contornato da bellissimi orti di città, ricchi di coltivazioni, che sono curati direttamente dai cittadini. Sulla base del ponte romano era stato poi costruito nel tardo ottocento un nuovo ponte, dal consorzio di bonifica, uno dei diversi che ancora sono presenti nell’area a monte, mentre a valle, sull’Ostiense, c’è ancora un pregevole ponte romano rifatto nel medioevo e da poco bonificato -era diventato una discarica- e restituito alla cittadinanza.
Anche i residenti si chiedono che fine abbia fatto – Il tutto per dire che il ponte in questione era ben noto ai residenti che infatti se lo ricordano benissimo, perché lo si attraversava -almeno fino all’aprile 2019- agevolmente in bicicletta e -come detto- si potevano osservare pregevoli reperti antico romani di una certa fattura artistica. Ora tutto è scomparso. Se il ponte è sparito è stato abbattuto, ma non sappiamo da chi e perché. E poi c’è anche la questione dei preziosi reperti. Essendo l’area di proprietà demaniale qualsiasi intervento deve essere stato fatto dallo Stato o su sua delega, ma sul web non ce ne è traccia. Un vero mistero. Come misteriosa è la sorte di quel tratto di strada ora sommerso dalla vegetazione. Il terreno -lo ripetiamo- è demaniale e quindi la strada dovrebbe essere pubblica, come mai è stata abbandonata? Perché non si restituisce alla cittadinanza ricostruendo magari un nuovo ponte? E perché poi la ciclabile in questione finisce su un ponte moderno a via Severino Delogu e poi riprende oltre per pochi metri finendo letteralmente nel nulla? Tanti piccoli misteri che restano, per ora, senza risposta. Ma la questione è troppo curiosa e nessuno ne ha parlato. Quindi Il Caffè si propone di ritornare sull’argomento, magari ascoltando qualcuno che è a conoscenza del “mistero del ponte scomparso”.