LA VICENDA – Tutto inizia lo scorso settembre con la revoca di una parte della particella n.34 del polmone verde all’associazione di volontariato Il Pineto nel Cuore – che da oltre un lustro la tiene in adozione – da parte del Dipartimento Tutela Ambientale di Roma Capitale, a causa di una richiesta pervenuta dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. L’associazione aveva sempre mantenuto il parco più fruibile e curato tramite un contratto annuale d’adozione. Ora i cittadini temono che, trascorso l’anno di adozione da parte del Ministero della Difesa, venga sottratta all’uso pubblico per essere destinata ad altri usi, non essendoci motivazioni sul cambio di adozione da parte delle istituzioni.
I CITTADINI SI MOBILITANO – Immediata la reazione dei cittadini che, indignati, hanno aperto un gruppo Facebook, “Difendiamo il parco del Pineto”, effettuando un volantinaggio per sensibilizzare i residenti. “Per difendere il parco da nuovi appetiti che improvvisamente si sono rimaterializzati”, come si legge sul social. Fra le ipotesi paventate ed i rumors che serpeggiano fra chi ha da sempre a cuore le sorti del parco, quella di una possibile edificazione dell’area, per alloggi ai dipendenti della Difesa. Chiedono a viva voce trasparenza di intenti e risposte da parte degli organi competenti, Dipartimento di Stato, Regione, Roma Capitale e XIV Municipio.
UNA LUNGA STORIA GIUDIZIARIA – La proprietà del polmone verde di Roma nord ovest, secondo della Capitale per grandezza (240 ettari) al confine fra municipio XIII e XIV, è ancora avvolta nelle maglie giudiziarie. Il parco fu espropriato nei primi anni Ottanta alla Società Edilizia Pineto (SEP) da parte del Comune che “venne condannato con sentenza del Consiglio di Stato del 2016 a risarcire la società di 20.800.000€ per potersi trascrivere la proprietà. – spiega Luciano Alivernini di Difendiamo il parco del Pineto – poi il Comune che aveva pagato alla SEP i 17.757.662.135 di lire per l’accessione invertita, fu interdetto dal TAR, per illegittima procedura di esproprio, e condannato a restituire il Parco, mentre la SEP avrebbe dovuto restituire la somma ricevuta. Ma questa ha abdicato alla proprietà e citato il Comune per danno subìto in seguito al mancato realizzo della cubatura progettata”. Sulle visure catastali dunque il parco apparterebbe ancora alla Sep, ma il Campidoglio può darne “ un’area in adozione in base al regolamento Capitolino sulla tutela del verde e dei parchi urbani. – conclude Alivernini – Strano che i militari prendano in adozione quel pezzo di parco per tagliare l’erba, gli indizi ed il contenzioso giudiziario conducono a probabili appetiti edilizi nell’area”.
LA QUESTIONE DELLA SICUREZZA NAZIONALE – Un altro aspetto è quello della sicurezza nazionale, essendo Forte Braschi sede dell’AISE (servizi segreti) “e il secondo obiettivo sensibile insieme al Vaticano, per cui l’adozione di questa parte adiacente al Forte, sembra essere spinta dalla necessità di garantire una maggiore sicurezza all’area, al cui interno c’è un casale abbandonato, che i militari potrebbero utilizzare – sostiene Laura Buttari, di Difendiamo il Parco del Pineto – Ma la sicurezza potrebbe essere un alibi, poiché non si ottiene sottraendo verde pubblico ai cittadini”.
PRONTA LA PETIZIONE ONLINE – Prossimo step a novembre: una petizione online a tutela del parco come bene comune: “Ci auguriamo che questo parco, che è un patrimonio da conservare, rimanga ai cittadini”, affermano Buttari e Massimo Riscaldati.