Non un centro ma una Casa vera e propria. È così che Stefania Stellino, Presidente dell’Angsa Lazio, l’Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici, desidera che si chiami l’immobile sulla Romanina, ex residenza dei Casamonica, confiscato alla criminalità, il cui uso è stato vinto dall’Associazione con un bando pubblico della Regione Lazio nel 2017 grazie al progetto “1 casa 100 progetti per l’autismo Spazio multifunzionale per persone e famiglie con autismo”. “Il centro diurno, per chi vive un certo tipo di disabilità – precisa Stellino – fa venire in mente una realtà chiusa, in cui possono accedere solo quei dieci o quindici ragazzi entrati nel progetto, senza che vi sia una autentica relazione con il territorio. Quello che invece vogliamo come Associazione è rendere la casa uno spazio vivibile e aperto a chiunque ci chieda di poterne usufruire, portando attività e laboratori, iniziative di formazione, rassegne, presentazione di libri, occasioni associative”. L’inaugurazione è fissata il 15 febbraio alle 15:00 (via Roccabernarda, 16) con l’apertura simbolica della porta con le chiavi in ceramica create dai ragazzi, la presentazione delle prossime iniziative e il taglio della torta con buffet. “Anche chi ha delle disabilità o una compromissione importante – commenta – se ben guidato, può essere creativo e assolutamente produttivo”. E già da marzo prenderanno il via un progetto sulla cucina ed uno sulla creazione di bomboniere in fimo per le cerimonie. “La Casa intende insomma porsi come ponte con un territorio – quello della periferia a sud della Capitale – che di fragilità ne ha parecchie”. Del resto, la messa a punto del progetto è stato da subito il frutto di un lavoro che, insieme all’Angsa Lazio, è riuscito a coinvolgere il comitato di quartiere, le associazioni giovanili, gli scout, i ragazzi di Libera e quelli del progetto Daje. “Una intera comunità territoriale – ha commentato al Caffè di Roma Erica Battaglia, della direzione regionale del Lazio del PD – che si è ritrovata intorno ad una iniziativa dedicata ad una categoria fragile della nostra popolazione, restituendo un servizio prezioso per tutta la città di Roma”. E non senza difficoltà. Il percorso di costruzione dal basso, infatti, partito subito dopo la consegna delle chiavi da parte del governatore della Regione Nicola Zingaretti, è stato tutto in salita. “La sorveglianza armata – racconta Stellino – è rimasta lì fino al 30 giugno 2018. Nel frattempo però è crollato tutto il controsoffitto del primo salone, per cui abbiamo dovuto aspettare i tempi della Regione se non altro per rimuovere quello che era caduto. Mentre i lavori più strutturali li ha fatti una ditta incaricata, tutta la manutenzione l’abbiamo dovuta fare noi”. E conclude: “Da gennaio scorso ogni domenica siamo stati nell’immobile a scoprirci carpentieri, idraulici, elettrici. E pian piano che andremo avanti, ci scopriremo anche organizzatori di tutte le belle iniziative che la Casa ospiterà in futuro”.
Elena Paparelli