Il progetto PAC ed il nodo demolitori
Ma andiamo con ordine. Innanzitutto va detto che il PAC è un’area vincolata per la sua storia. Questo parco limitrofo ai quartieri Quadraro, Torpignattara, Don Bosco, Lamaro, Cinecittà, Centocelle, Pigneto, Alessandrino, Romanisti dovrebbe oggi presentarsi ben diversamente da come lo conoscono i residenti, in quanto il progetto a cui fa riferimento (che risale al 2003) ed istituito da Comune e Regione, frutto di un concorso internazionale di idee, prevede almeno 126 ettari di cui ne sono stati realizzati solo 33. E va detto che è stato il Comitato PAC Libero, composto da cittadini volontari, a scoprire questa prima criticità. Il progetto in questione è stato divulgato dal comitato mediante un accesso civico generalizzato. Dal 2006 inoltre: “Nonostante delibere, soldi spesi e stanziati, il parco versa in uno stato di forte degrado”, denunciano dal Comitato: “Inquinato da rifiuti pericolosi e interrati, circondato da decine di autodemolitori che occupano l’area vincolata e destinata a verde pubblico”. Da anni peraltro è stato disposto lo sgombero di queste attività di demolizione, ma le proroghe si sono sprecate ad oggi.
I fumi tossici
Roberta Ricci del Comitato PAC già due anni fa denunciava la pericolosità dell’inquinamento del parco. Qui la terra fuma, ancora oggi, e sono fumi evidentemente tossici. Questi persistono nell’area e provengono, con tutta certezza, da ciò che rimane dello sgombero del 2009 del campo nomadi ‘Casilino 700’. “Nel canalone (ex fungaia che si articola in una serie di grotte) ancora c’è presenza di una massiccia quantità di rifiuti, ed è da lì che provengono gli incendi ancora oggi, perché non ne è stata disposta la bonifica” ci dice una portavoce del Comitato. Ma tutta l’area del parco, in realtà, è insalubre. Dalle indagini svolte da ARPA Lazio e dal CNR è emerso che: “Alcuni metalli pesanti sono presenti nel PAC oltre i limiti di legge”, ma questi, i cosiddetti ‘rumori di fondo’ non sarebbero riconducibili “all’azione dell’uomo bensì da specifiche caratteristiche geologiche del suolo”. Da ciò l’imbarazzo del Dipartimento Ambiente che ad oggi non sembra in grado di esprimersi circa la salubrità del parco. Ma in un punto di carotaggio dell’area alle spalle dei rottamatori Arpa ha confermato la presenza di “fitofarmaci, ddt, rame, zinco e piombo oltre i limiti di legge e “compatibile con l’attività dei demolitori”. Quindi in questo punto dell’area l’inquinamento non dipende dalle specifiche caratteristiche del suolo ma dall’attività di chi già da tempo avrebbe dovuto sgomberare. Dicono dal comitato: “perchè mandare avanti le rilevazioni del grado di inquinamento del suolo, lasciando indietro la bonifica del Canalone che versa in situazioni disastrose e ci ha ricordato la sua pericolosità di recente quando i rifiuti hanno preso nuovamente fuoco?”.
Il silenzio della politica e il tasso di mortalità in V
Una domanda interessante sarebbe questa: perché gli organi politici non fanno cenno alle più di venti attività illegali ed abusive presenti su via Palmiro Togliatti, che potrebbero rappresentare una vera e propria bomba ecologica? Come se non bastasse lo studio ‘Popolazione di Roma’ realizzato proprio dal Campidoglio nel 2016 ha stabilito che il Municipio V è al quinto posto su Roma per tasso di mortalità. Niente di allarmante in teoria, ma qui il numero di anziani è molto inferiore alla media cittadina e il dato va sottolineato”.
Alberto Salmè