L’evento, curato dalla poetessa e traduttrice Martha L. Canfield e organizzato dall’Ambasciata dell’Uruguay in Italia, avrà luogo all’interno della Sala Dalì alle ore 18 e presenterà al pubblico ben trentasette opere dell’artista uruguaiano, da ormai quarant’anni residente e docente di pittura e grafica a Firenze.
Forte della collaborazione tra il Centro Studi Jorge Eielson e l’Instituto Cervantes, la mostra resterà esposta a Roma fino al 2 marzo 2023.
I sei gruppi di opere
Il percorso, suddiviso in sei aree tematiche, racconta il legame di Fabruccini con l’universo letterario uruguaiano, il quale ha dato vita ad uno stile espressivo unico che ha attraversato diverse fasi, tra cui si ricorda specialmente il passaggio dal genere astratto a quello figurativo.
Delineata dalla sinergia tra la formazione latinoamericana e l’impronta dell’intensa attività degli anni europei dell’artista, la mostra si apre con il primo gruppo di opere, il quale presenta una serie di fari volti a ricordare il Faro della Collina presente al porto di Montevideo e evocare il periodo astratto dell’artista.
Il secondo gruppo invece, fortemente influenzato dal linguaggio artistico del narratore Felisberto Hernàndez, è composto da una serie di immagini che Fabruccini chiama “serre” che, in un unione tra astrattismo e cubismo, seduce lo spettatore.
Un terzo gruppo di opere, ispirato questa volta dal conterraneo Mario Benedetti, è caratterizzato da quelli che l’artista uruguaiano chiama “bianchi”, ovvero una serie di immagini di case che si collocano irregolarmente al centro o lateralmente, nello spazio informe e incolore in cui il bianco predomina come materia indefinita.
Il quarto gruppo riunisce una serie di bacinelle dentro le quali, attraverso una serie di riflessi dell’acqua, si configurano palazzi e grattacieli capaci di evocare nella mente dello spettatore una città moderna.
Protagonista il tema della memoria
A tal proposito a fare da protagonista è il tema della memoria, da sempre topic fondamentale pe comprendere la narrazione dell’artista originario di Salto, la quale trova il modo di rinascere attraverso l’elemento dell’acqua e riunirsi armoniosamente conil flusso inarrestabile del tempo.
Lo stesso tema viene rievocato all’interno del quinto gruppo grazie all’immagine di una serie di macchine da scrivere, frutto dell’indissolubile legame tra l’arte e il mondo della scrittura, tra i pilastri della poetica di Miguel Fabbruccini.
A concludere il percorso un sesto gruppo formato da una serie di scarpe – meglio conosciute come “espadrillas” – all’interno delle quali si possono intravedere ritratti di persone, bambini che giocano, famiglie.
Inevitabilmente e tristemente a fare da padrone qui è la tragica storia degli anni in cui l’Uruguay subì una violenta dittatura militare.
A sorgere nello specifico è l’esperienza personale di Mauricio Rosencof, il quale, chiuso per anni in una minuscola cella, poteva parlare soltanto con un personaggio immaginario incarnato in una delle sue espadrillas.
L’esposizione inoltre, si arricchisce di tre appuntamenti tematici curati da Martha L. Canfield e dedicati a tre scrittori uruguaiani che hanno ispirato alcune opere di Fabbruccini: Mario Benedetti (9 febbraio), Mauricio Rosencof (16 febbraio) e Felisberto Hernández (23 febbraio).
Gli orari da visita sono:
Da martedì a venerdì dalle 14:00 alle 20:00
Sabato dalle 10:00 alle 14: e dalle 15:00 alle 20:00
Per maggiori informazioni visitare il sito ufficiale dell’Istituto Cervantes.
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