Lo stadio Flaminio, progettato per ospitare una parte del programma delle Olimpiadi del 1960, è un impianto di grande pregio storico e architettonico, riconosciuto patrimonio culturale della città.
Pierluigi Nervi, il celebre ingegnere, architetto e costruttore che fu uno dei maggiori artefici di architetture strutturali del Novecento, nell’occasione delle Olimpiadi di Roma del 1960 realizzò, oltre allo stadio Flaminio, anche il Palazzetto dello Sport al Flaminio, il Palazzo dello Sport all’Eur e il viadotto di Corso Francia.
Lo stadio, destinato al calcio, poteva ospitare all’epoca circa 50.000 spettatori, numero successivamente quasi dimezzato per adeguamenti alle norme di sicurezza. Comprendeva anche quattro palestre, una piscina, bar, spogliatoi, pronto soccorso, e impianti all’avanguardia.
Secondo stadio della Capitale per capacità, dagli anni settanta fu utilizzato dalla Nazionale italiana di rugby e dalla Rugby Roma.
Lo stadio è ben vivo nella memoria dei romani anche per aver ospitato in passato concerti di grandi artisti, in particolare tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta; nel 1987, nel giro di poche settimane, si esibirono al Flaminio gli U2, i Duran Duran, Prince e David Bowie. Nel 1988 e nel 1992 fu la volta di Michael Jackson e nel 1990 dei Rolling Stones.
La struttura dal 2011 ha chiuso i battenti ed è rimasta inutilizzata, versando ora in una condizione di totale abbandono e degrado.
Il sopralluogo odierno da parte della Commissione Capitolina Sport è da intendersi in prospettiva di un rilancio del Flaminio, in un’ottica sia di recupero architettonico sia di valorizzazione dell’impiantisca sportiva della città di Roma, per ridare vita ad una struttura importante e strategica per il quadrante del Municipio II e per l’intera città.
Il consigliere capitolino Ferdinando Bonessio, presidente della Commissione Sport di Roma Capitale, ha dichiarato in una nota che per recuperare e rilanciare la struttura c’è bisogno di progetti completi che permettano di realizzare una serie di interventi senza stravolgere la vocazione sportiva e il vincolo monumentale-architettonico di una struttura come il Flaminio soggetto a tutela. Al momento non sono pervenuti a Roma Capitale progetti concreti di rilancio né da parte del gruppo della AS Roma Nuoto né da parte della società Lazio Calcio, che in passato sembravano essere interessati.
Secondo Bonessio, bisognerebbe pensare ad un’opera al servizio del territorio, con la riapertura delle palestre e della piscina collocati al di sotto degli spalti. Si potrebbe inoltre valutare l’ipotesi di far diventare il Flaminio la sede romana per l’atletica indoor e per il velodromo, una volta dotato di una apposita copertura. A Roma mancano infatti proprio queste due tipologie di impianti, così che la Capitale è esclusa da qualsiasi circuito nazionale o internazionale per quelle discipline.
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