“Ehi, Simone. Facciamo finta che io sia il presidente del mondo e abbia il potere di realizzare tutto ciò che vuoi”, gli abbiamo chiesto appena entrati in casa sua: “Che cosa mi chiederesti?”. Lui non ci ha pensato nemmeno un attimo: “La giustizia!”. Allora abbiamo provato ad incalzarlo: “Senti e per te che cos’è la giustizia?”. “La giustizia è la libertà. Le persone devono essere libere”. Così siamo stati accolti, con una bella lezione di filosofia firmata Simone Ippoliti.
32 anni, ama il calcio, la Formula 1, le canzoni di Emma Marrone, andare in bicicletta e il suo lavoro. Quello che dopo 14 anni, però, non c’è più. Già, perché Simone era il direttore di sala della Locanda dei Girasoli, lo storico ristorante imperniato sul suo progetto di lavoro inclusivo, che purtroppo ha chiuso definitivamente i battenti a causa delle scarsissime entrate determinate dalla pandemia. E nonostante ciò nemmeno la mascherina chirurgica riesce a contenere il suo sorriso. Ma, seduto al tavolo della famiglia Ippoliti, non è stato difficile cogliere la sensazione di smarrimento di mamma Annamaria e di papà Luciano: “Non essendoci più la realtà della Locanda, Simone adesso si chiude in stanza e passa il tempo con i videogiochi. La chiusura ci ha troncato le gambe, lui si annoia e noi siamo sempre più preoccupati”. La cosa è più che comprensibile, perché il lavoro, per le persone con Sindrome di Down, costituisce l’emancipazione sociale tout court e i loro desideri sono gli stessi di chi questa condizione non la vive sulla propria pelle: essere apprezzati, sentirsi utili, diventare autonomi, far parte di una comunità. Amare.
IL MONDO DI SIMONE – “Ero lì dal 2009”, racconta Simone, “Servivo ai tavoli, andavo al lavoro coi mezzi. Tutto da solo, due ore ad andare e due ore a tornare. Mi sentivo molto soddisfatto, in sala organizzavo tutto io”. Poi si confida: “Mi mancano tutti, al lavoro mi sono fatto tantissimi amici, per me il ristorante era una famiglia. E mi manca tanto Anna, ora la vedo raramente”. Solo in questo frangente abbiamo potuto notare una espressione di tristezza in lui; quando ci ha raccontato di quanto gli manchi la fidanzata. E poi i conoscenti delle attività limitrofe alla Locanda che lo salutavano sempre, il gruppo di lavoro, il suo migliore amico Ugo che gli ha insegnato a lavorare. Insomma, il mondo di Simone è rimasto fermo, immobile in una realtà che non c’è più, in cui “lui non dormiva mai, non era mai stanco e noi eravamo stupefatti dei progressi che riusciva a fare. Era felicissimo ogni volta che di notte rincasava e doveva raccontarci per filo e per segno ogni cosa che aveva fatto. Ora è come se si fosse spento”, ci spiega Luciano. Claudia, la sorella di Simone, precisa: “C’è solitudine, chiusura. Ora è come se Simone vivesse nella sua bolla”.
“LA LOCANDA DEI GIRASOLI ERA LA SPERANZA DI UN FUTURO POSSIBILE PER TUTTI I RAGAZZI CON TRISOMIA 21 – Insomma, laddove non vi è più la possibilità di fare esperienze e di far parte della società inizia inesorabile un processo di regressione insopportabile per chi, come questa famiglia, ha fatto enormi sacrifici per vedere il proprio figlio felice e con delle prospettive. Perché la Locanda dei Girasoli era questo che rappresentava, la possibilità per tanti ragazzi nella condizione di Simone e per famiglie come queste di sperare in un futuro possibile. Dice Luciano: “L’obiettivo dei genitori, quando è stata aperta la Locanda, era prima di tutto l’appagamento dei figli senza pensare che ci potesse essere chissà quale rientro monetario. Ci auguriamo tanto che il progetto possa rivivere in qualche modo, ma capiamo che è difficile da replicare”.
IL 21 MARZO SI CELEBRERÀ LA GIORNATA MONDIALE DELLE PERSONE CON SINDROME DI DOWN – In Italia il 60 percento di persone affette da trisomia 21 sono adulte eppure, spesso, non vengono trattate da tali e troppi sono ancora gli stereotipi, i pregiudizi e i luoghi comuni su di loro. Molteplici ricerche dimostrano che i lavoratori con questa condizione apportano qualità all’ambiente lavorativo e producono un impatto positivo su coloro che li circondano, e di ciò ne beneficiano tutti. Il prossimo 21 marzo, inoltre, si celebrerà la giornata mondiale delle persone con Sindrome di Down, evento sancito anche da una risoluzione dell’Onu. “Vorrei solo che la Locanda riaprisse. Solo questo”, dice Simone. E chissà se le istituzioni ascolteranno i tanti Simone del Paese, astenendosi dai soliti slogan e dando un senso vero a quella giornata.