Alessio D’Amato è assessore alla Sanità e Integrazione socio-sanitaria della Regione Lazio: un ruolo divenuto fondamentale in tempi di pandemia Covid, un lavoro profondo e delicato che D’Amato racconta a Il Caffè.
Nel Lazio le vaccinazioni sembrano procedere bene e avete dimostrato di essere un modello di riferimento. Ci fa il punto?
“Guardi, confermo che le vaccinazioni stanno procedendo molto bene, abbiamo superato abbondantemente tre milioni di persone che hanno ricevuto almeno la prima dose, pari a oltre il 46% della popolazione target del nostro territorio regionale. C’è una ottima adesione nella classe over 80, una buonissima partecipazione in quella 70-79, mentre dobbiamo un po’ aumentare la copertura in quella 60-69 anni dove comunque stiamo a circa al 75% dei soggetti vaccinati. Confidiamo con le iniziative delle prossime settimane, di accelerare ulteriormente”.
Anche con il vaccino possibile ora in farmacia, la situazione appare molto buona. Conferma, assessore?
“Sì, confermo. Abbiamo avuto finora 23mila prenotazioni (al 27 maggio, ndr), un numero davvero importante (le somministrazioni sono state avviate all’inizio del mese di giugno, ndr)”.
Tolti gli open day o iniziative specifiche, finora la Regione in merito alla somministrazione dei vaccini, ha ragionato per classi di età. Ora state dando spazio ai maturandi, ma è ipotizzabile una prenotazione senza fasce di età, per non dire massiva, nel corso del mese di giugno? Molti under 40 lo sperano.
“Sono fiducioso su questo, io credo che dalla prima-seconda settimana di giugno ci sarà una apertura anche agli over 18. Intanto abbiamo iniziato con l’Open Week Astrazeneca Over 18 del 2-6 giugno con ticket virtuale e dobbiamo iniziare a prepararci per l’apertura a sistema alle classi di età più basse (over 18 e appena l’Aifa avrà dato il suo parere sulle dichiarazioni dell’Ema sulla somministrazione di Pfizer anche ai 12-17enni, ndr).
Sono 15 mesi che stiamo convivendo con l’emergenza Covid. A suo giudizio, cosa può essere ancora migliorato e su cosa invece va particolarmente fiero?
“Beh, sicuramente c’è stata una risposta importante da parte dei nostri operatori, risposta che ha consentito anche di essere una delle prime regioni per copertura vaccinale. Questa è senz’altro una cosa molto rilevante. Bisogna, invece, migliorare l’accesso ai medici di medicina generale per il vaccino: ancora non tutti hanno aderito alla campagna vaccinale. Ci auguriamo che aderisca un numero sempre più alto perché questa categoria rappresenta un elemento fondamentale e continuativo per la campagna vaccinale. Bisogna, poi, stringere di più per quanto concerne l’aspetto tecnologico e telematico: i recenti modelli di prenotazione, tramite app, in ottica degli open day, ad esempio, hanno dimostrato di funzionare molto bene: praticamente con tre click hai il ticket virtuale e dopo 48 ore è possibile fare il vaccino. Ecco, una struttura del genere è ipotizzabile anche per i medici di medicina generale. Velocità, tecnologia e risposte rapide e concrete: questo uno dei nostri impegni per il prossimo futuro”.
E, poi, ci sono i pediatri.
“Esatto, i pediatri ricoprono un ruolo molto importante. Ruolo che sarà importante anche quando verrà dato l’ok ai vaccini per la classe di età 12-16 anni, per mettere in sicurezza questa fascia in previsione del nuovo anno scolastico”.
Alla luce di tutto, si può pensare a un Lazio Covid free in coincidenza del ritorno a scuola dei ragazzi?
“Io penso che le condizioni ci siano. Anzi colgo l’occasione per invitare tutti i cittadini a vaccinarsi e mettersi in sicurezza: perché mettere in sicurezza sé stessi vuol dire anche mettere in sicurezza gli altri e, più in generale, la nostra società”.
Stabilizzazioni e assunzioni. Da dopo il commissariamento si sta procedendo con nuovo personale. Che prospettive da qui al 2023?
“Guardi, finora sono entrate oltre 5mila unità di personale, tra le quali tante forze fresche che rappresentano linfa vitale per il nostro sistema sanitario. Per quanto riguarda le stabilizzazioni, sono aperti dei percorsi concorsuali, ovviamente sempre con la massima legittimità e trasparenza”.
A proposito di questo, assessore, avrà sicuramente letto dell’indagine sul concorso Asl Latina. Che idea si è fatto?
“Sono molto dispiaciuto e amareggiato dalle notizie che arrivano da Latina, che hanno portato anche a delle misure restrittive su personaggi che si sono rivelati infedeli. Questo è un elemento negativo perché getta discredito su un lavoro più complessivo, che invece è stato molto importante”.
Non ci si ammala solo di Coronavirus, che cosa ci ha insegnato questa pandemia per migliorare la sanità, anche quando l’emergenza sarà passata?
“Innanzitutto che bisogna spingere sull’acceleratore per una vera e propria rivoluzione digitale. Noi dobbiamo lavorare a una sanità che guardi alla telemedicina, alla teleassistenza, al telemonitoraggio, alle telerefertazioni a distanza. Questo è un elemento molto importante anche in ottica del rapporto tra ospedale e territorio: questa deve essere la sanità del futuro”.
In redazione ci sono giunte segnalazioni preoccupanti su lunghe liste di attesa per prestazioni sanitarie regionali. Viene da chiedersi, assessore: non è che la pandemia ha peggiorato i servizi per i malati non Covid? Quanto ha inciso?
“Sicuramente il Covid ha frenato molto le attività ordinarie, quelle cosiddette programmate e le attività di screening perchè, da un lato, c’è stata una riconversione di strutture ospedaliere, dall’altra il timore dei singoli cittadini che hanno cercato di posticipare più avanti prestazioni sanitarie non considerate urgenti. Detto questo, mi preme annunciare che dal primo giugno riconvertiremo 1.200 posti letto da destinare ad attività ordinarie (non Covid, sostanzialmente, ndr): si riprende dunque una “ordinarietà” nella assistenza e questo sicuramente porterà un beneficio importante. Bisognerà recuperare anche il tempo “dedicato” al Covid, che purtroppo ha sottratto attenzione ad altre tematiche, sopratutto per quanto riguarda gli screening oncologici, che è una parte assolutamente importante della nostra sanità”.