Nel territorio del Municipio VI da tempo si discute sulla costruzione dell’impianto a biomasse al civico 1280 di via Prenestina da parte della società Azienda Agricola Salone Srl. Il 25 marzo scorso era prevista la prima conferenza dei servizi per avere il parere degli enti coinvolti per il rilascio della valutazione di impatto ambientale, ma – complice le misure restrittive del Governo – l’appuntamento è stato rinviato e il Municipio VI attende una nuova convocazione. Sempre però sul piede di guerra.
La contrarietà del VI Municipio – “Il nostro territorio – afferma al Caffè l’Assessore all’Ambiente Katia Ziantoni – convive già oggi con un polo industriale di trattamento dei rifiuti nato e cresciuto in risposta alle varie emergenze che Roma e il Lazio hanno vissuto. Un’emergenza che non ha mai trovato una programmazione “scientifica” in termini di distribuzioni del carico, di fabbisogno e risposta impiantistica sostenibile”. Il Municipio VI accoglie infatti i rifiuti di quasi metà della città, oltre che di 50 Comuni del Lazio. “La società Salone – attacca la Ziantoni – ha tradito ancora una volta la vocazione agricola di questo Municipio e le aspettative di riqualificazione dei suoi residenti. Per questo abbiamo promosso diversi incontri con i cittadini, non solo come assemblee cittadine ma anche come commissioni ufficiali all’interno dei quali i rappresentanti dei territori del VI e persino del IV ci hanno dato un chiaro mandato di opposizione al progetto”. L’impianto – secondo quanto specificato da Ziantoni – tratterebbe non solo sfalci e potature, ma la frazione organica, i fanghi e altre tipologie di rifiuti non ammesse, secondo il PRG (Piano Regolatore Generale) e le NTA (Norme di Attuazione Tecnica) in vigore. Nella relazione tecnica emergerebbe che il trattamento di 75.ooo t/anno di biomasse comprenderebbe 50.000 t di rifiuti organici e solo 25.000 t di scarti verdi, in netto contrasto con le attività consentite in Agro Romano. “In questo senso- dice Ziantoni – la componente organica si rende necessaria, nella digestione anaerobica, per la produzione di biogas e quindi di energia elettrica che sembrano il vero obiettivo del proponente, il quale sulla scorta delle autorizzazioni esistenti (per il trattamento dei soli scarti verdi) ha narrato al pubblico un impianto già fatto che invece può essere autorizzato solo e soltanto dalla Regione Lazio”. A mancare, per il Municipio VI, sarebbero i presupposti normativi stessi per autorizzare l’impianto. “Le autorizzazioni precedentemente rilasciate dai Dipartimenti del Comune di Roma e gli ulteriori pareri, tra cui le espressioni del MIBACT e della Soprintendenza di Roma – conclude Ziantoni – sembrano far riferimento solo al trattamento degli sfalci e non all’impianto di trattamento della biomassa con annesso TMB (trattamento meccanico-biologico) che include una serie di codici CER (Codice Europeo del Rifiuto)”.
La posizione dell’Agricola Salone – Ferma la posizione di Agricola Salone. “L’impianto di compostaggio già autorizzato è già in corso di realizzazione” – fa sapere al Caffè l’Amministratore Delegato Roberto Diamanti, inviando una breve relazione di archivio – e “l’impianto progettato modifica parzialmente quanto già contenuto nella precedente autorizzazione rilasciata dal SUAP (Sportello Unico per le Attività Produttive) del Comune di Roma, prevedendo l’utilizzo delle strutture già autorizzate”. Il nuovo progetto comporterebbe la modifica di quanto risulta già autorizzato proponendo una più ampia tipologia di rifiuti vegetali ammessi, “sempre nei limiti della definizione di biomassa, nonché la produzione di biogas per la cogenerazione di energia elettrica”. Nella relazione si specifica che il PRG (Piano Regolatore Generale) classifica l’ambito in questione nella componente “agro romano” del sistema “ambientale e agricolo”, nella quale gli interventi sono disciplinati dalle Norme Tecniche di Attuazione, visto che in questa zona omogenea è consentita la realizzazione di impianti di produzione di energia elettrica e di biogas da fonti rinnovabili. “L’istanza presentata ora in Regione – si legge – modifica il progetto già approvato introducendo solo nuova componente organica tipo ovvero i rifiuti vegetali derivanti da fruttivendoli /mercati e rifiuti organici, i cosiddetti fanghi derivanti da attività di preparazione di alimenti e dell’industria conserviera, integrando la produzione di biogas, utilizzando però le stesse strutture che sono state localizzate secondo le verifiche e le disposizioni che hanno portato alla originaria autorizzazione, senza utilizzare in nessun modo aree o tecnologie aggiuntive”. Elena Paparelli