LA NUOVA CARTELLA
Le vecchie pretese del Comune sui canoni sono state tutte cestinate dalla Corte dei Conti, che aveva smentito la sua stessa procura generale: quello è infatti un immobile rientrante nel patrimonio ‘indisponibile’ di Roma Capitale, e quindi destinato ad attività socio-culturali e ad organizzazioni no-profit, in cambio di un canone abbattuto dell’80%. Uno dei tanti casi al centro del braccio di ferro tra le onlus e l’amministrazione capitolina, ereditato dal giro di vite lanciato da Ignazio Marino nel 2015. Erano i tempi di ‘Affittopoli’, e nello stesso calderone, assieme a lussuosi appartamenti vista Colosseo affittati a pochi euro, finirono indistintamente anche le associazioni che avevano in gestione spazi abbandonati. Sgonfiatasi quella bolla, ecco però che agli ex concessionari del Rialto è arrivata la nuova richiesta di pagamento dell’Agenzia delle Entrate, notificata a dicembre 2019. E riguardante solo i primi due mesi di quella riapertura di cinque anni fa: per gli altri otto c’è il rischio di nuove cartelle.
«TRATTATI COME UN’IMPRESA COMMERCIALE»
«Siamo stati considerati – spiega a il Caffè di Roma l’attore Fabrizio Parenti – una vera e propria impresa che svolgeva un’attività commerciale. Senza tener conto che i proventi venivano reinvestiti per finanziare le attività culturali, che ricoprivano l’intero arco della giornata. Noi siamo stati una residenza artistica ante litteram». Oltre che per i teatri di tutta Italia, è passato anche per il piccolo e grande schermo. Era il vicepresidente dell’associazione ‘Rialtoccupato’, ma soprattutto era uno di quelli che ha provato a non far staccare la spina all’ex Rialto. Insieme a lui e agli altri due soci fondatori, Luigi Tamborrino e Francesca Donnini, c’era anche Graziano Graziani, conduttore radiofonico Rai, scrittore e critico teatrale. Che sottolinea: «Oltre alla multa, ci chiedono di pagare gli arretrati di lrap, Irpef ed Iva, calcolati come se fossimo una ‘società di persone’ e non un‘associazione. E per giunta basandosi su presunzioni d’incasso – con prezzi da night club – e assegnandoci una partita Iva che in realtà non è mai esistita». In altre parole, continua Graziani, «hanno cancellato del tutto l’attività socio-culturale: in 15 anni di attività abbiamo ospitato decine e decine di compagnie teatrali, fornendo migliaia di ore di prove senza chiedere un soldo».
PROMESSE NON MANTENUTE
«Un protocollo d’intesa del 2004 siglato dal Comune e l’associazione Rialtoccupato – rammenta invece Fabrizio Parenti – prevedeva il trasferimento presso l’ex autoparco dei vigili urbani a Porta Portese, adeguatamente ristrutturato. Insieme ad una regolarizzazione, giuridica e fiscale, tramite una vera e propria impresa culturale, grazie ad una riforma in materia. Ma tutto questo non è mai avvenuto». Nel frattempo c’è una cartella da 183mila euro pendente sul reddito dei quattro soci dell’associazione. A cui non converrebbe nemmeno provare a contestare il tutto, per via dei costi proibitivi del ricorso in commissione tributaria.