Andare verso la riapertura e il riutilizzo degli spazi esistenti all’interno di Villa Pamphili per restituirli ai cittadini con funzioni culturali, sociali e sportive: è quanto emerso nel corso di una Commissione Capitolina Cultura congiunta con quella Ambiente ed il XII Municipio, dedicata appunto alla valorizzazione di questa storica residenza. Con i suoi 184 ettari di verde Villa Doria Pamphili è il secondo parco pubblico più grande di Roma e trae il suo nome da un’antica e nobile famiglia romana che vi risiedeva. Oggi di proprietà dell’Amministrazione Capitolina è uno dei luoghi preferiti da cittadini e turisti per praticare sport, passeggiare nel verde e godere del relax, soprattutto durante il fine settimana. “Il tavolo tecnico già operativo su questa tematica – spiega la Presidente della Commissione Capitolina Cultura Eleonora Guadagno – è impegnato in primo luogo a realizzare una gara per la quale l’Amministrazione ha messo a disposizione due milioni e 150 mila euro per provvedere alla cura del verde pubblico, alla pavimentazione della Villa e alla messa a regime di un sistema di smaltimento delle acque stagnanti, con impianti di deflusso e dispersione nel terreno”. “Fare il punto sulle condizioni di Villa Pamphili – sottolinea – significa affrontare diverse problematiche derivanti dall’abbandono e dal degrado in cui versano manufatti e costruzioni ottocentesche, alcune poste sotto sequestro dalla Magistratura, altre chiuse e inutilizzate dopo essere state sgombrate da occupazioni abusive. Grava sulla collettività, oltre all’attuale impossibilità di vivere i luoghi storici, tra cui serre, cascine e altri edifici, anche l’assenza di bagni pubblici, un tempo funzionanti e da anni chiusi. Questo per la difficoltà di affrontare investimenti cospicui necessari al recupero, alla conservazione e alla valorizzazione dei beni che nella Villa insistono”. “Con il cambio di passo che questa Amministrazione intende gradualmente attuare – conclude la Guadagno – anche Villa Doria Pamphili sarà oggetto di un preciso indirizzo politico che, partendo dall’analisi dell’esistente e dalle esigenze del territorio, andrà a migliorare e a sviluppare per creare presidi naturali da sempre a vocazione culturale. Una modalità da incentivare è senz’altro la partecipazione del privato a forme di partenariato con il pubblico oltre a iniziative di sponsorizzazione e di mecenatismo”.
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