IL PROGETTO
L’idea di dare vita a Zeta – un giornale costruito ponendo le giuste domande a un’Intelligenza Artificiale – nasce un anno fa. Alla base del progetto la curiosità e la voglia di sperimentare di un gruppo di studenti della Scuola di Giornalismo “Massimo Baldini”, dell’Università LUISS.
“Ci è venuta l’idea lo scorso anno, all’incirca in questo periodo – spiegano, a Il Caffè di Roma, Martina Ucci e Yamila Ammirata, due giovani componenti della redazione di Zeta – perché abbiamo seguito delle lezioni sul Language Model, quindi come scrivere attraverso l’Intelligenza Artificiale. Da lì, poi, passando l’estate un po’ a sperimentare, ci è venuta questa idea di fare un periodico. La chat l’abbiamo usata per tutto: per i titoli, per i sommari, per il testo, anche per le immagini”.
PAROLA CHIAVE: “ESPERIMENTO”
Il periodico Zeta ha iniziato a prendere forma quando il gruppo di studenti coinvolti nel progetto ha deciso di mettere alla prova ChatGPT3, un nuovo chatbot basato su Intelligenza Artificiale. È iniziata come una sperimentazione. Il periodico, sin dagli esordi, ha avuto come tema l’esperimento: l’obiettivo era mettere alla prova i limiti della macchina e sfruttare al massimo le sue capacità.
La fase iniziale, precedente all’effettiva nascita del periodico, ha portato le giovani menti della redazione di Zeta a provare più vie per comprendere fino in fondo le potenzialità della macchina. “Stavamo cercando tutti dei modi nuovi di scrivere – raccontano ancora le due ragazze – da lì abbiamo scelto il tema ‘esperimento’. Sono stati creati degli scenari surreali: Napoleone che va a dialogare con Putin sulla guerra in Ucraina, se Aldo Moro fosse rimasto vivo. Sono stati creati sia scenari paralleli, sia esperimenti”. La chat è stata utilizzata anche per comporre canzoni e per scrivere reportage di guerra secondo lo stile di famosi reporter.
LIMITI E VANTAGGI DI ChatGPT
I molteplici esperimenti hanno permesso di inquadrare vantaggi, ma anche i limiti, di uno strumento come ChatGPT. Tra i rischi la creazione di notizie false, che con questi strumenti rischierebbe di diventare molto più semplice e veloce. “In pochi minuti riesci a generare un’immagine o un testo – continuano – la chat non è predisposta per creare ‘fake news’, ma raggirandola si riesce davvero in pochi secondi”. Un ulteriore limite è l’attualità. “La chat si limita a dicembre 2021 – continuano – al momento non possiamo usarla per scrivere testi attuali”.
“Tra i vantaggi la velocità – spiegano ancora Martina e Yamila – ma anche la capacità di scrittura, che alle volte può essere ripetitiva: all’inizio, se non sai utilizzarlo bene, magari non scende nel dettaglio, poi se riesci a capire quali sono le stringhe di testo da mettere esce un bel lavoro, però bisogna sperimentare molto”.
L’IMPRESCINDIBILE COMPONENTE UMANA
Nonostante le potenzialità dell’intelligenza Artificiale, resta fondamentale la componente umana. “È l’uomo che governa la macchina – raccontano ancora Martina e Yamila – perché la macchina non è in grado di dare una vera e propria risposta con un pensiero vero, quindi siamo noi che abbiamo fatto delle domande super specifiche, molto particolari, abbiamo aggiustato sempre di più il tiro”.
A chi si mostra preoccupato circa le aspettative di vita del Giornalismo del futuro in risposta all’emergere di strumenti di questo tipo, Yamila e Martina si mostrano contrariate: “Ad oggi diciamo ‘no’, perché è l’uomo che va a governarla, senza la persona fisica che c’è dietro il risultato è banale e non riesce”.
L’elemento umano nel giornalismo resta un aspetto cruciale. “È un elemento importante – concludono – banalmente di descrizione dell’ambiente, di colore, di voci raccolte. Se si pensa a un futuro, magari la chat si potrebbe occupare di quelle che sono le notizie di agenzia, le breaking news, mentre il giornalista potrebbe avere il ruolo più bello, più attaccato all’idea romantica di giornalista, che sta sul luogo, parla con le persone, descrive come ci si sente a stare in un determinato luogo. Questo è un limite che ha la macchina, ma un limite che ci rassicura sul fatto che ancora siamo indispensabili”.