Figura conosciuta della destra romana, Cristiano Bonelli è stato il minisindaco del Terzo Municipio dal 2008 al 2013. Successivamente consigliere, nel 2016 si è ricandidato alla guida di Piazza Sempione in forza alla Lista Marchini, senza successo. Oggi milita nella Lega ed è sindacalista Ugl. Il nuovo assessore all’Urbanistica del VI Municipio ha risposto alle nostre domande.
Questo territorio è profondamente diverso da quello del III Municipio, sia a livello di servizi e infrastrutture, che come tessuto sociale. Lei ha ricevuto la delega all’Edilizia Residenziale Pubblica e come sa, qui, sono molti i nuclei familiari che vivono in stato di indigenza. I problemi presso le case popolari sono sempre gli stessi e si ripetono tutti gli anni. Ha un piano per affrontare questa criticità? “Sicuramente sì. È vero che ci sono delle differenze col III, però mi scoccia di principio catalogare i quartieri di Roma come migliori o peggiori. Bisognerebbe entrare in una logica dove si trattano i territori allo stesso modo. Come si può fare? Con le risorse. Che però non sono solo economiche, ma c’è anche un aspetto culturale e sociale che va affrontato con altri tipi di risorse, con personale, con la volontà e le capacità dell’amministrazione locale e centrale. Sicuramente con le motivazioni che ho riuscirò a cambiare qualcosa”.
Questo è l’unico Municipio a guida centrodestra. Lei crede che, nonostante ciò, ci possa essere una collaborazione stretta con il Sindaco? “Io spero che il Sindaco e la giunta si mettano seriamente a lavorare, al di là del colore politico, per migliorare questa fetta di città. Altro non voglio pensare. Non voglio pensare che la destra piuttosto che la sinistra facciano battaglie politiche sul disagio e sulle difficoltà delle persone. Quindi spero davvero che l’amministrazione voglia mettersi al lavoro seriamente una volta per tutte per migliorare l’intero territorio del VI”.
In questo nuovo ruolo, c’è qualcosa che chiederebbe subito a Gualtieri? Un qualcosa su cui vorrebbe maggiore capacità di incidere? “Sì, sulla delega all’ERP vorrei davvero poter dare delle risposte a tante persone che vivono in una situazione ai limiti della dignità. Su questo vorrei avere davvero la possibilità di rispondere concretamente e in tempi rapidissimi, al fine di dimostrare che esiste qualcuno che distribuisce servizi diretti, concreti, e immediati. C’è gente che vive con l’acqua che sgorga dai muri, questo avviene da anni. C’è gente che è stata allontanata dalla propria dimora e dopo tre anni ancora è fuori casa. È assurdo che nel 2022 l’amministrazione non riesca ad intervenire per risolvere questo genere di problemi. Su questo vorrei proprio una task force per intervenire e risolvere almeno le questioni più estreme”.
Parliamo di urbanistica. Ha già messo gli occhi su criticità in particolare, sulle quali intende agire il prima possibile? “La questione nota nel VI Municipio è quella relativa ai toponimi; è un lavoro che sto cominciando a fare doverosamente insieme ai consorzi. Questa è una storia infinita a cui sembra impossibile mettere un punto. In questa fase sto cercando di fare un lavoro di conoscenza per capire qual è la realtà dei fatti, poi ci metterò le mani. Spero che tutto quello di cui abbiamo parlato fino ad adesso si possa concretizzare anche grazie alle risorse aggiuntive previste dai vari piani europei”.
Decentramento. La mancanza dell’autonomia di bilancio esautora di fatto l’organo municipale. È d’accordo? Cosa pensa del lavoro del Sindaco in ordine a questo tema? “Sono sempre stato d’accordo. Sono tra coloro che negli anni passati ha spinto molto per l’autonomia dei municipi. Non c’entra ovviamente il Sindaco ma c’è un riferimento di legge nazionale che la prevede, e che si dovrà attuare. Credo che Gualtieri abbia già cominciato a farlo con dei tavoli insieme ai presidenti di municipio, non tutti, perché si mettano a lavorare su un regolamento effettivo già dal 2023. Su questo tema io dicevo, quando ero presidente di municipio, che al posto del presidente ci potrebbe essere chiunque altro, perché non ha molta scelta nella ripartizione delle risorse, va per emergenze, e si spera sempre che il Comune dica: “Va bene, quest’anno ti do qualche soldo in più”. Non va bene così, anche perché il cittadino poi chiede risposte a livello locale e viene meno il concetto di prossimità”.