VILLA LUDOVISI – Si tratta di una costruzione a due piani costruita nel 1621 che, si legge nel testo dell’appello, è stata “decantata da Gogol, James e D’Annunzio come meraviglia dell’Italia unita”. La struttura faceva parte di un ampio complesso comprendente statue, giardini ed altri edifici (tra essi il Palazzo Grande, annesso all’edificio che oggi occupato dall’Ambasciata degli Stati Uniti), poi dismesso e parzialmente smantellato a causa di una “lottizzazione selvaggia” attorno alla fine dell’Ottocento.
IL CASINO DELL’AURORA – Tornando al Casino dell’Aurora, nelle prossime settimane verrà messo all’asta (se ne occuperà, come da indicazioni dettagliate sul suo sito internet, Fallcoaste) per decisione del Tribunale di Roma, che si è pronunciato in tal senso a causa di questioni ereditarie seguite alla scomparsa, nel 2018, dell’ultimo esponente della famiglia Boncompagni – Ludovisi. L’edificio dunque potrebbe a breve essere venduto e questo nonostante all’interno dello stesso siano presenti eccezionali tesori d’arte, tra cui innumerevoli sculture, stucchi, statue e colonne ma soprattutto un inestimabile dipinto murale a olio attribuito a Caravaggio che raffigura Giove, Nettuno e Plutone (valutato 310 milioni di euro) e bellissime opere a tempera del Guercino (tra cui quella intitolata L’Aurora, che dà il nome all’edificio).
L’ASTA – A quanto si apprende per l’immobile è stato fissato un prezzo base di 471 milioni di euro, con offerta minima di 353 milioni. In caso al termine dell’asta (che si svolgerà interamente in digitale) il bene venga assegnato, l’acquisto è soggetto alla condizione sospensiva del mancato esercizio della prelazione da parte dello Stato (che per ottenere il Casino dovrà offrire una cifra pari all’offerta più alta). Prelazione che, come si augurano i firmatari dell’appello citato in apertura, si spera venga esercitata, anche se al momento non ci sono notizie certe ed ufficiali in proposito.
I PROMOTORI DELLA RACCOLTA FIRME – I promotori della suddetta raccolta di firme chiedono infatti che lo Stato si faccia avanti usando “i fondi europei per salvaguardare qualcosa che è nostro”. Ed aggiungono a tale affermazione una considerazione purtroppo evidente e piuttosto amara: “si riconosce solo l’economia come grimaldello della società, ma, priva di creatività, la vita è diventata triste. La cultura non viene più annoverata tra le cose importanti, pare che un passato, seppur splendido, non serva più. Il profitto ha serrato gli uomini in un presente privo di orizzonti”. La lettera, indirizzata al Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Dario Franceschini, si chiude con la richiesta di firmare “per impedire che un altro pezzo di Italia, quella bella, vada svenduto. Usiamo i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per rilevare Villa Aurora”.