La scuola popolare di musica Donna Olimpia, nel quartiere di Monteverde, dopo sette anni di instancabile lavoro dovrà dire addio al progetto di orchestra integrata fra musicisti professionisti e pazienti psichiatrici della Asl Rm1. Un percorso che volge tristemente al termine a causa della stringente normativa del codice degli appalti che prevede il principio della rotazione.
IL PROGETTO DI MUSICA INTEGRATA – Il progetto di musica integrata era nato in collaborazione con la Asl Roma 1 e finanziato da Roma Capitale Dipartimento Politiche Sociali Direzione Benessere e Salute. Tra i suoi obiettivi quello di una performance musicale finale in cui musicisti professionisti – tra gli altri strumentisti delle band di De Gregori e dell’Orchestra Piazza Vittorio – educatori, insegnanti e musicoterapeuti potessero esibirsi insieme ai destinatari del servizio costituito da un gruppo di circa venti utenti disabili psichici selezionati e assistiti da un insieme di strutture operanti sul territorio e coordinate dalla Asl Roma 1 Dipartimento disabili adulti. In questi anni il servizio gestito in sinergia con le istituzioni ha sempre svolto le proprie funzioni con soddisfazione dei soggetti coinvolti e delle famiglie dei destinatari, raggiungendo gli obiettivi preposti.
UN PERCORSO IN SALITA – Ogni esperienza ha una fine, ma, fanno sapere dalla Scuola, non è tanto questo di cui si rammaricano. Come ci dice il direttore di Donna Olimpia, Francesco Saverio Galtieri, “lamentiamo la poca chiarezza nel processo decisionale, che fa sì che ci si interroghi sui criteri e, conseguentemente, sulla bontà della decisione”. È da tempo, infatti, che le istituzioni avevano ventilato difficoltà nella prosecuzione del percorso a causa della normativa del codice degli appalti, che prevede una rotazione degli stessi al fine di evitare fenomeni di concentrazione monopolistica. Nel gennaio 2019 la Asl Rm1 ha così richiesto esplicitamente delle manifestazioni di interesse da parte di altre associazioni per la conduzione del progetto, accompagnata peraltro da argomentazioni di carattere puramente burocratico. La pressione delle famiglie degli utenti, a fronte di un progetto che aveva arricchito la vita quotidiana dei loro cari, e l’avvento della pandemia hanno permesso all’orchestra di andare avanti per un altro anno. Nel frattempo, il sopraggiungere della sentenza numero 131 della Corte Costituzionale su Terzo Settore coprogrammazione e coprogettazione sembrava poter indicare nuove soluzioni alla possibilità di proseguire il percorso soprattutto mostrando come sia ammissibile un modello diverso rispetto a quello configurato dal mercato e dalle finalità di profitto che lo caratterizzano e che sta proprio alla base del codice degli appalti.
IL TRISTE EPILOGO – Cos’è successo allora? Quali nuovi elementi si sono aggiunti? La risposta ce la fornisce sempre il direttore Galtieri. “Quando speravamo che una possibilità ci fosse ci siamo dovuti scontrare con l’amara realtà. A fronte dell’impegno e della chiarezza di intenti che sembrava reciproca, veniamo a sapere, non da parte della Asl Rm1, e nemmeno dal personale con cui abbiamo collaborato per anni, bensì da parte di chi è stato individuato come nuovo referente, che il nostro cammino non sarebbe più proseguito”. “Una fine amara – conclude Galtieri – che ci costringe a interrogarci su quali siano i criteri per la prosecuzione di un cammino progettuale e su quali politiche una comunità possa poggiare per costruire i propri percorsi”. Piero Zomegnan