Ha fatto discutere, nei giorni di riapertura, la denuncia di un noto bar di Trastevere che ha parlato di mancati controlli sulla sicurezza nei quartieri della movida. È un tema che voi ristoratori avvertite? “No, assolutamente. Non è un tema che sentiamo, né i ristoratori né le altre categorie dei nostri associati. Lo sconfesso totalmente. Ci sono eccome i controlli. Abbiamo un filo diretto sia con la polizia locale che con il prefetto stesso, che si è dimostrato estremamente attento e disponibile. In loro ho trovato persone splendide, che chiedono rispetto della norma ma interpretandola con lungimiranza. Le forze dell’ordine sono dalla nostra parte, ci tengo a ringraziarle pubblicamente e a fare loro un enorme plauso perché si stanno preoccupando di noi così come di tutti i cittadini che vivono il territorio. Naturalmente bisogna usare prudenza ed evitare assembramenti e risse. Ma quella non è movida. Cominciamo a darle un nome. Quella è mala-movida. La movida è qualcosa di bellissimo, che crea economia e lavoro. Sulla mala-movida, invece, bisogna intervenire. Ma non è certo questo il problema del ristoratore”.
E qual è il problema? “È il coprifuoco. È la mortificazione della libertà personale e del fare impresa. Per cuocere a dovere, un buon piatto di pasta deve avere 14 minuti di cottura. Stare dietro al coprifuoco rischia di abbassare la qualità ed è poco conveniente per tutti. Le persone confluiscono tutte nello stesso orario, esattamente il contrario del distanziamento sociale, che invece sarebbe possibile permettendo a tutti di godere di un pasto o di un cocktail serale senza limiti orari, prenotando e consumandolo esclusivamente seduti al tavolo. Così in distanziamento è assicurato”.
Ma quella che chiama ‘mala-movida’ non può crearsi ugualmente con chi finisce al ristorante e poi va in piazza? “La mala-movida è causata da consumo in strada e in quantità eccessive. Ossia il consumo che è legato alla vendita di alcolici a basso costo da parte dei minimarket. Il divieto per questi esercizi di vendere alcol dopo le 18.00 è una nostra grande vittoria per e siamo felici che si sia adottata questa scelta a livello comunale, che mette un punto a una situazione ormai fuori controllo da anni. Nei minimarket una birra viene venduta a poco più di un euro ed è quello che crea assembramento. Perché da noi si beve seduti e in quantità moderate. Con i minimarket si beve tanto e in strada. Pensiamo a cosa succede a San Lorenzo o a Trastevere. Per questo, lancio un appello: vorremmo che il divieto fosse per sempre, come accade a Londra dove dopo le 19 si può bere solo nei pub. Sarebbe finalmente un punto di svolta importante, se l’amministrazione volesse accogliere la nostra richiesta.