Ma quale sicurezza. I problemi sono ben altri. A dirlo sono i ristoratori del centro storico. Che smentiscono nettamente il tema sollevato sui quotidiani nazionali da alcuni esercenti, secondo i quali non ci sarebbero abbastanza controlli nei luoghi della movida romani. Con il conseguente ipotetico allontanamento dei clienti. A dirlo è Roberta Pepi, dell’associazione ‘Roma più bella’. Nota ristoratrice del centro storico, Pepi plaude invece al divieto di vendita di alcolici da parte dei minimarket dopo le 18.00. E lancia un appello dalle pagine de Il Caffè: “Estendiamo la misura anche dopo la pandemia”.
Ha fatto discutere, nei giorni di riapertura, la denuncia di un noto bar di Trastevere che ha parlato di mancati controlli sulla sicurezza nei quartieri della movida. È un tema che voi ristoratori avvertite? “No, assolutamente. Non è un tema che sentiamo, né i ristoratori né le altre categorie dei nostri associati. Lo sconfesso totalmente. Ci sono eccome i controlli. Abbiamo un filo diretto sia con la polizia locale che con il prefetto stesso, che si è dimostrato estremamente attento e disponibile. In loro ho trovato persone splendide, che chiedono rispetto della norma ma interpretandola con lungimiranza. Le forze dell’ordine sono dalla nostra parte, ci tengo a ringraziarle pubblicamente e a fare loro un enorme plauso perché si stanno preoccupando di noi così come di tutti i cittadini che vivono il territorio. Naturalmente bisogna usare prudenza ed evitare assembramenti e risse. Ma quella non è movida. Cominciamo a darle un nome. Quella è mala-movida. La movida è qualcosa di bellissimo, che crea economia e lavoro. Sulla mala-movida, invece, bisogna intervenire. Ma non è certo questo il problema del ristoratore”.
E qual è il problema? “È il coprifuoco. È la mortificazione della libertà personale e del fare impresa. Per cuocere a dovere, un buon piatto di pasta deve avere 14 minuti di cottura. Stare dietro al coprifuoco rischia di abbassare la qualità ed è poco conveniente per tutti. Le persone confluiscono tutte nello stesso orario, esattamente il contrario del distanziamento sociale, che invece sarebbe possibile permettendo a tutti di godere di un pasto o di un cocktail serale senza limiti orari, prenotando e consumandolo esclusivamente seduti al tavolo. Così in distanziamento è assicurato”.
Ma quella che chiama ‘mala-movida’ non può crearsi ugualmente con chi finisce al ristorante e poi va in piazza? “La mala-movida è causata da consumo in strada e in quantità eccessive. Ossia il consumo che è legato alla vendita di alcolici a basso costo da parte dei minimarket. Il divieto per questi esercizi di vendere alcol dopo le 18.00 è una nostra grande vittoria per e siamo felici che si sia adottata questa scelta a livello comunale, che mette un punto a una situazione ormai fuori controllo da anni. Nei minimarket una birra viene venduta a poco più di un euro ed è quello che crea assembramento. Perché da noi si beve seduti e in quantità moderate. Con i minimarket si beve tanto e in strada. Pensiamo a cosa succede a San Lorenzo o a Trastevere. Per questo, lancio un appello: vorremmo che il divieto fosse per sempre, come accade a Londra dove dopo le 19 si può bere solo nei pub. Sarebbe finalmente un punto di svolta importante, se l’amministrazione volesse accogliere la nostra richiesta.