L’emergenza cinghiali a Roma ormai ha soppiantato l’allarme. Le incursioni dei cinghiali si sono trasformate in invasione dei quartieri via via sempre più centrali e col rischio, ormai da allarme rosso, di trascinarsi al seguito la peste suina che, come risaputo non è nociva per l’uomo, ma perfettamente in grado di creare uno sterminio di suini e un terremoto nella annessa economia. Soluzioni, per ora, non sono state trovate. In compenso si cominciano a moltiplicare i casi di cinghiali trovati morti qua e là, come i due maschi adulti – riportati da Canaledieci – trovati stesi sull’asfalto, ma non investiti, a un passo dalla pineta di Castelfusano, a Ostia. E quindi ben lontani dal parco dell’Insugherata dove è stato registrato il caso zero della nostra regione. Una prima indicazione è arrivata da Roberto Gualtieri con l’annuncio del via libero agli abbattimenti. “Il problema ha raggiunto livelli insostenibili”, ha detto il sindaco, “C’è questo elemento sanitario (riferendosi alla peste suina”) su cui noi supportiamo al 100% la linea del commissario e della Regione”. ENPA: “DICHIARAZIONE DI GUERRA” Per l’Enpa è una dichiarazione di guerra. Secondo l’ente nazionale per la protezione degli animali “ai tavoli delle decisioni si dovrebbero mettere persone esperte del problema, non i cacciatori. Gli abbattimenti sono una vergogna scientifica nazionale”, commenta la presidente Carla Rocchi, “È come se una persona ammalata, invece di ricevere le cure mediche, venisse mandata direttamente alle pompe funebri”. “Finalmente quest’anno il Parlamento ha approvato il contraccettivo GonaCon per inibire la fertilità dei cinghiali”, ha aggiunto la presidente di Enpa, “ma i nostri amministratori ammiccano ai cacciatori invece di ascoltare gli esperti”. Dall’Istituto Zooprofilattico, intanto, è arrivata la conferma che i casi positivi” di peste suina a Roma “sono sei tutti riferiti alla stessa area”. Cioè la riserva naturale dell’Insugherata. Ad annunciarlo l’assessore alla sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato, che, da parte sua sostiene “di attendere dal governo le misure per ridurre la pressione dei cinghiali”. Per ora è stata decisa un’unica – ma alla fine solo formale – decisione quella di estendere il perimetro della zona rossa, dove il virus della peste suina africana ha ormai raggiunto il livello di massima circolazione. Ed è lì che dovranno essere innanzitutto adottate misure di contenimento stringenti per circoscrivere il più possibile il propagarsi del contagio. I CONFINI DELLA NUOVA ZONA ROSSA Sono stati pubblicati lunedì 16 maggio nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea i nuovi confini dell’area “sorvegliata speciale”, ampliati rispetto al raggio individuato nell’ordinanza emergenziale della Regione Lazio di pochi giorni prima. Un provvedimento sarà in vigore fino al 31 agosto. I confini includono: a sud, circonvallazione Clodia, via Cipro, via di San Tommaso D’Acquino, via Arturo Labriola, via Simone Simoni, via Pietro De Cristofaro, via Baldo Degli Ubaldi. A sudovest, via di Boccea fino all’intersezione con via della Storta; a ovest-nordovest, via della Storta, via Cassia (SS2) fino all’intersezione con via Cassia Veientana (SR 2 bis). A nordest via Cassia Veientana (SR 2 bis) fino all’intersezione con l’autostrada A90 (Grande Raccordo Anulare), autostrada A90 fino all’intersezione con il fiume Tevere; a est-sud est il fiume Tevere. VERSO GLI ABBATTIMENTI SELETTIVI Il via libera agli abbattimenti selettivi di cinghiali per contenere la diffusione della peste suina africana, però, non arriverà a breve, nonostante le incursioni, gli avvistamenti e i rischi sempre più alti nell’uscire coi cani. Pochi giorni fa, intanto, un branco di cinghiali passeggiava davanti al Policlinico Gemelli, inseguito da una pattuglia dei vigili che al massimo avrebbe potuto sospingerli altrove. Sulla Cassia c’è chi si è dovuto barricare in casa o in macchina in attesa del passaggio di una trentina di ungulati che grugnivano passando anche davanti ai portoni delle abitazioni in cerca di cibo, accontentandosi anche di rifiuti, in genere abbondanti. I romani ancora una volta sono divisi: c’è chi spera in un abbattimento radicale e chi è pronto per le barricate contro. Nel frattempo è scoppiato anche il giallo di un cucciolo decapitato, trovato dai residenti all’interno del parco dell’Insugherata. La testa non è stata ancora ritrovata. Un tema caldo e non di facile soluzione. Per accelerare su decisioni e procedure verrà nominato un funzionario della Prefettura, delegato alla gestione dell’emergenza a Roma, mentre il commissario ad hoc di governo, Angelo Ferrari, continuerà a seguire il fenomeno in ambito nazionale. L’eventuale incombenza per l’iter degli abbattimenti spetterà, però, a Regione e Ispra: dovranno redigere un piano da sottoporre all’approvazione delle autorità europee. La legge prevede la possibilità di sopprimere fino al 90 per cento dei cinghiali presenti sul territorio nel quale si è diffusa l’infezione, ma è ragionevole ipotizzare una quota inferiore, sebbene il sottosegretario Andrea Costa abbia parlato di “riduzione sensibile”. Un problema non da poco: solo nella provincia di Roma si stimano 20 mila capi.
23/05/2022