LA TENUTA DI TOR MARANCIA – La Tenuta di Tor Marancia (Municipio VIII), 200 ettari di campagna romana, insiste sul versante ovest del Parco dell’Appia Antica ed è considerata un’area di rilevante interesse archeologico essendo la zona stata abitata fin dal medio Paleolitico, con una caratteristica vocazione agricola nel periodo romano. Il più rilevante insediamento monumentale è quello della Villa dei Numisii – ora purtroppo non più visibile – datata il secondo secolo d.C., che appartenne a Mumisia Peocula, mentre il nome Tor Marancia deriva con ogni probabilità da un liberto di nome Amaranthus, che prese in gestione la villa stessa. In periodo medievale sorse propriamente la “Torre Marancia” –distrutta tra il 1500 e il 1660 – nei pressi delle Catacombe di Domitilla. Quella attuale è un rifacimento del XIII secolo. Presenti resti di necropoli, soprattutto verso la zona della limitante via Ardeatina, mentre al suo interno si incontrano il fosso del Grottone e il fosso dell’Annunziatella.
LE MIRE DEI COSTRUTTORI – La zona, per la sua particolare conformazione e locazione, posta quasi nel centro di Roma, ha sempre destato gli appetiti e gli interessi dei grandi costruttori che infatti hanno ampiamente costruito verso sud, nella zona di viale Londra. Tuttavia, grazie alla mobilitazione compatta di cittadini ed associazioni ambientaliste, la zona della Tenuta d Tor Marancia è riuscita miracolosamente a resistere finché nel 2002 il Consiglio comunale di Roma ha deliberato la realizzazione del Parco di Tor Marancia.
I RUDERI – Attualmente questa meravigliosa area verde è stato “adottata” dal Comitato di quartiere (che apre e chiude i cancelli) e vede la presenza di diversi e imponenti ruderi, una volta casali, in evidente decadenza. I primi due ruderi si trovano a sinistra entrando da viale Londra e sono ridotti molto male. Restano ancora aree coperte ma recintate per il pericolo di crollo. L’altro complesso, posto più a valle, è caratterizzato da casali diroccati e un secondo edificio di concezione tipicamente moderna, visto che c’è anche un campanello elettrico.L’edificio in rovina ha anche un’antenna televisiva e questo significa che qualcuno ci ha abitato (o ci abita?).
LO STATO ATTUALE – Nel nostro sopralluogo abbiamo incontrato il signor Mario, a breve 92enne, vera memoria storica del luogo essendo stato il custode di quell’area a partire già dagli anni ’70 dello scorso secolo. Il signor Mario, che è abruzzese di origine, ci dice che fu assoldato dal costruttore Sandro Parnasi che aveva acquisito l’area a fini costruttivi ma che poi fu bloccato dalle nuove leggi di tutela ambientale. All’interno ci sono aree di proprietà private che il Consorzio dei Costruttori non può edificare. Tutt’intorno fanno mostra di sé degli “orti di città” coltivati da privati cittadini a cui il comune ha dato in gestione il terreno. Il signor Mario ci dice che i ruderi sono molto pericolosi e che potrebbero cadere da un momento all’altro. A preoccuparlo è soprattutto lo stato dei tetti e il fatto che l’area recintata presenta comodi varchi. Nel casale posto all’entrata di viale Londra campeggia un italico cartone che dovrebbe dare informazioni sullo stato dei lavori ma è desolatamente in bianco.
IL RUOLO DELLA POLITICA – Abbiamo quindi voluto sentire il Municipio che tramite il portavoce del presidente Amedeo Ciaccheri ci ha comunicato che il recupero dei casali è previsto fin dalla giunta Veltroni con una destinazione di “agricoltura condivisa”, mentre si stanno ancora completando altri interventi già programmati. Il Municipio ci dice che le aree sono tutte recintate ma non si tiene conto dei punti divelti da cui si può facilmente accedere. All’interno del casale a valle si può vedere della legna accatastata insieme ad una pericolosissima botola aperta. L’Ente di prossimità ci conferma ulteriormente che dentro il parco ci sono ancora aree private che il Comune sta acquisendo con una politica di compensazione edilizia per indennizzare i costruttori che possiedono terreni nell’area verde. Questa norma fu al centro di grandi polemiche nel 1997 quando la giunta del sindaco Francesco Rutelli approvò la “variante delle certezze” che però introdusse la contestatissima-soprattutto dal sovrintendente archeologico Adriano La Regina- politica delle compensazioni a favore dei costruttori. L’auspicio è che si faccia in fretta per evitare ulteriore degrado delle strutture e che si agisca presto per mettere il tutto in sicurezza recuperando questi gioielli della campagna romana.