LA LEGGE DELLA REGIONE LAZIO – A Piazza Sempione si è voluto quindi dar seguito alla legge regionale sui Beni Comuni: “La Delibera sui Beni Comuni della Regione Lazio – le parole del minisindaco Caudo nel corso della conferenza stampa – se applicata al contesto del Laboratorio Puzzle, permetterebbe di considerare beni comuni tutte quelle attività e quei servizi che vengono svolti all’interno dell’immobile e di stipulare per la prima volta un patto di collaborazione tra l’amministrazione municipale e i soggetti che realizzano attività e servizi. La Delibera supera il concetto di patrimonializzazione, in quanto non è interessata a concedere il patrimonio (le mura dell’immobile)”.
IL PATTO DI COLLABORAZIONE – Dalle parole dell’assessore Sampaolo è emersa la volontà di applicare la Delibera ad un’altra situazione: “Stiamo pensando – ha rivelato – di applicare la Delibera ad un altro contesto in base ad una convenzione umanistica. Vogliamo attivarla insieme ad un patto di collaborazione ad un casale con aree verdi, per consentire ai cittadini di farsi carico del sito. Tale approccio modifica il modo dell’amministrazione di guardare alle energie e alle risorse che ci sono nella società”. Inoltre, il patto di collaborazione garantirebbe ai cittadini lo svolgimento di alcuni servizi all’interno di “Laboratorio Puzzle” come il supporto scolastico destinato alle persone impossibilitate a pagarsi una supplente, una scuola d’italiano per immigrati, la consulenza fiscale e lavorativa per i giovani ed attività legate all’ambiente e al riuso dei materiali e degli scarti. Nel centro culturale “Laboratorio Puzzle” si lavora anche in merito alla sensibilizzazione sul piano migratorio.
LA CARTA – I servizi integrativi oggetto del patto vengono definiti appunto Beni Comuni e disciplinati in un’apposita Carta: “La Carta ci dice come questi servizi integrativi debbano essere assicurati all’amministrazione comunale – spiega l’Assessora alla Scuola del III Municipio Claudia Pratelli – che ha il compito di verificare che questi ultimi vengano forniti ed erogati; in caso contrario vi è la decadenza in merito alla possibilità di poter utilizzare il bene immobile, il quale non ha una scadenza legata al patrimonio e alla concessione ma alla capacità di avere continuativamente tali attività e alla loro implementazione nel tempo. Nella Carta sperimentiamo una forma avanzata e democratica che raccoglie ed interpreta, nel modo più solido possibile, il dettato della Legge Regionale”. Il patto di collaborazione prevede un’assemblea composta non da gruppi ma da singole persone e qualsiasi soggetto può entrarvi per proporre delle iniziative sociali, culturali, artistiche destinate alle giovani generazioni. Ed è proprio sulla tematica degli adolescenti e dei ragazzi che Pratelli rivolge la sua attenzione: “La fascia giovanil – conclude – e è stata dimenticata dalle politiche pubbliche e dalle attività delle amministrazioni. Nel centro culturale Laboratorio Puzzle si realizzano attività di welfare che assumono un carattere promozionale ed abilitante nella misura in cui vadano estendendo il perimetro del concetto di welfare tradizionalmente inteso”.