IL PROGETTO – “Ci è sembrata sin dall’inizio un’ottima risposta alle esigenze dei cittadini per creare Comunità – ha dichiarato a Il Caffè di Roma l’Assessore alle politiche sociali del III Municipio Maria Romano – è un progetto importante che non si limita soltanto a dare informazioni, ma vuole garantire vicinanza e aiuto alle persone sole e in difficoltà, diventando un punto di riferimento per tutto il territorio”. Il progetto punta alla creazione di servizi di prossimità socio sanitari, con percorsi individuali e collettivi volti a garantire il miglioramento della qualità della vita delle persone. “Il cuore di questo progetto va rintracciato nel desiderio e nell’intento di occuparsi della salute dei cittadini di questo territorio, in un’ottica di medicina territoriale” si legge sulla proposta di collaborazione del Gruppo di “Antropologia e Psicologia sociale” e il “Tavolo disuguaglianze e diversità” del movimento politico-culturale “Grande come una Città”.
GLI OBIETTIVI – I numerosi obiettivi che il progetto punta a realizzare seguono un iter che parte dal monitoraggio delle risorse/criticità del territorio e dall’individuazione delle problematiche degli abitanti, al fine di avviare un processo di trasformazione. “L’apertura di un Portierato sociale nel cuore del Tufello è un’azione psico-socio-politica di notevole rilevanza, fortemente orientata alla diminuzione delle differenze e delle diseguaglianze sociali, di prevenzione alla salute e della promozione di una cultura di condivisione e cura del bene comune”. Un approccio nuovo che cambia il paradigma della presa in carico delle persone in difficoltà, ampliando l’intervento all’intero contesto in cui vivono. “Tutti gli obiettivi prefissati hanno la finalità di trasformare il territorio in un campo d’azione in cui ad essere presa in carico e curata non è la singola persona fragile ma il contesto della persona ed il territorio stesso”.
L’ESEMPIO VIRTUOSO DI TRIESTE – Il Portierato Sociale si ispira al modello Microaree di Trieste avviato nel 1998. Grazie alla collaborazione tra il Comune di Trieste, l’azienda sanitaria locale, l’Ater, e la partecipazione diretta dei cittadini e delle realtà del terzo settore, il progetto Microaree ha contribuito a migliorare la salute e il benessere delle persone puntando al rafforzamento della coesione sociale, soprattutto nei territori con un’alta concentrazione di disagio socio-economico. Il percorso analogo individuato e progettato dal terzo municipio della Capitale ora attende solo di diventare realtà.