REITHERA: FASE 3 DELLA SPERIMENTAZIONE, ANCHE SENZA FONDI
L’azienda di Castel Romano, però, non sembra arrendersi ed è intenzionata a trovare comunque i fondi per la fase tre della sperimentazione. Con una lettera inviata a 25 ospedali italiani ha annunciato di andare avanti con la fase tre di sperimentazione del vaccino italiano, anche senza gli 81 milioni di finanziamento che sarebbero potuti arrivare dal Governo.
LA REGIONE: IL LAZIO HA FINANZIATO LA RICERCA
«Sul vaccino Reithera – ha commentato il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti – non conosco le motivazioni della sentenza della Corte dei conti sulle scelte compiute dal Governo. Come Regione Lazio abbiamo finanziato la ricerca italiana, sono contento di quella scelta ed è stata giusta. L’Italia è un grande Paese, ci lamentiamo tutti i giorni del fatto che i ricercatori italiani fuggono in altri Paesi per cercare lavoro e rispetto alla grande sfida Covid è evidente che un Paese come il nostro, che ha una storia nella scienza e nella ricerca, non poteva stare a guardare nella competizione sul comparto del vaccino».
E ha detto ancora: «Continuo a pensare che il governo dovrà sostenere lo sforzo e la capacità del mondo della scienza italiana per avere un ruolo nel mondo in questa competizione e non solo dipendere dalle scelte che si fanno in altri paesi ».
DOVE È STATO SPERIMENTATO IL VACCINO REITHERA
In attesa di conoscere le motivazioni della Corte dei Conti, c’è preoccupazione tra i volontari che hanno somministrato per sperimentazione il vaccino Reithera. Ne sono stati scelti 900 in tutto il Paese, anche nel Lazio. All’ospedale Santa Maria Goretti di Latina, ad esempio, dopo l’appello della Asl si erano fatte avanti 1.400 persone e sono stati individuati 400 idonei. Di questi la Asl ne ha scelti 50 di tutte le età, anche 18enni. La sperimentazione è stata composta di 3 bracci: singola e doppia somministrazione, e placebo. È stat anche a doppio cieco, il che significa che nemmeno l’operatore sapeva se stava iniettando davvero il vaccino oppure no.
L’azienda ha chiarito, comunque, che il pronunciamento della Corte dei Conti non riguarda la bontà del progetto o del vaccino ma aspetti tecnico-giuridici legati al contratto di finanziamento.